Vi devo svelare un segreto: mi sto facendo odiare dai miei due compagni di viaggio perchè russo come un demonio. Eppure è strano...io non mi accorgo di niente, anzi penso che sia Giacomo a rompere visto che russa pure lui.
Ma tant'è, è il prezzo da pagare per viaggiare con un simpaticone come me. E poi vedo che ancora mi rivolgono la parola per cui secondo me esagerano.
Russate a parte. Ci rimettiamo in marcia presto ma non prestissimo, dovrebbero mancare da 20 ai 100 km a Naryn (ve l'ho detto che non bisogna chiedere indicazioni ai kirgizi, e comunque alla fine saranno 80 esatti) e come colazione motociclistica non c'è proprio male; seguiamo le gole create dal corso del Piccolo Naryn (che poi diventa semplicemente Naryn e prosegue fino all'estremo est del paese) sempre tutto su strade sterrate.
La moto di Giacomo soffre sempre di problemi di carburazione ma tossendo continua a procedere, la mia invece patisce la benzina da 80 ottani ingoiata ieri sera a casa di quelli che ci hanno ospitato. Mi trovo spesso a dover scalare marce per trovare potenza e mi impiccio un pò, complice anche la mia cronica necessità ogni giorno di sciogliermi un pò macinando chilometri.
La temperatura si fa via via più calda e la strada sempre più polverosa e soffocante tanto che man mano tendiamo ad allontanarci uno dall'altro per trovare respiro. Il problema è quando tocca sorpassare altre vetture o camion, praticamente un tuffo nel buio sperando che dall'altra parte non venga nessuno o non ci siano buche e cumuli di ghiaia perchè fino a quando non si arriva accanto al mezzo da superare la visibilità è prossima allo 0,5.
Sosta veloce a Naryn per cambiare soldi in banca e fare il pieno e partiamo per Kazarman. Questa stessa tappa l'abbiamo già fatta io e Giacomo l'anno scorso insieme ad Andrea, ma in senso contrario: sappiamo che è facile e scorrevole.
E abbastanza pallosa.
100 km di asfalto fino a Baetov scorrono noiosi, poi inizia la polvere. LA POLVERE CRI..BBIO!! Si guida veloci su piste facili ma che costringono a stare sempre svegli perchè bisogna stare nei solchi degli pneumatici delle macchine per andare sul velluto, ma quando si esce di li la ghiaia è un poco più spessa e le sbandate a 80/90 all'ora fanno sempre diminuire il diametro del posteriore. No...non della ruota posteriore...ecco.
Attraversato il ponte sul Naryn si ricomincia a salire in ampi curvoni, tra montagne che sono dei giganteschi calanchi (tipo le colline di casa mia, ma all'ennesima potenza e per 200 km consecutivi) che ogni tanto si accendono di rosso fuoco.
In cima al passo ci fermiamo perchè il panorama si apre a perdita d'occhio: io e Giacomo ci ricordiamo bene di questo posto, anche l'anno scorso ci fermammo qui.
Attirato dal rumore delle moto si avvicina a noi un pastore a cavallo, e lo riconosco immediatamente come l'uomo che incontrammo qui 12 mesi fa!! Gli mostro il video che tengo sul telefono, quello dove ho raccolto quasi tutti gli incontri fatti con la gente, ma lui non si riconosce anche perchè la ripresa era fatta da un pò lontano. Ma è lui, ne sono certo.
Kazarman ormai è vicina, rimangono una ottantina di chilometri che diventano via via sempre più pesanti e stancanti...queste non sono moto adatte alle lunghe percorrenze e alla lunga scomodità, vibrazioni e scarsa abitabilità fiaccano il corpo. Sono stanchissimo io, non oso immaginare gli altri due su quei trabiccoli.
E' vero che nella guida in fuoristrada sono due spanne sopra la mia Tenerè, ma io non farei proprio cambio.
Tornato sull'asfalto smetto (stupidamente) di controllare ogni tanto nello specchietto il compagno che mi segue, e quando lo faccio e non vedo nessuno rallento...rallento...rallento...mi fermo. E aspetto. Ma non arriva nessuno.
Preoccupato faccio una ventina di km a ritroso, sempre più in ansia fino a quando non li rivedo. Stefano ha fatto una scivolata stupida nell'ultimo tratto di ghiaia, e quando ha rialzato la moto questa non ne voleva più sapere di partire.
Lui sta perfettamente, solo una bottarella all'anca, la moto sta anche meglio perchè non ha nulla.
Meno male che Kazarman arriva perchè siamo veramente cotti, e il caldo picchia forte.
Il mio ricordo di questa brutta cittadina è piuttosto forte: l'anno scorso ci siamo arrivati dopo tantissimi chilometri di fuoristrada fatti sotto una pioggia battente, un passo a 3200 metri immerso nelle nuvole, acqua fin dentro le mutande, freddo.
Oggi non sembra nemmeno lo stesso posto. E domani saprò anche se il bagno di questa casa puzza come quello della casa di fronte dove abbiamo dormito lo scorso anno. Uno dei ricordi più indelebili di tutto il viaggio.
Domani tentiamo l'attacco a Sary Tash, sarebbe fondamentale arrivarci per riuscire a stare nella tabella di marcia serrata che ci stiamo imponendo per recuperare il tempo perduto.
Ma tant'è, è il prezzo da pagare per viaggiare con un simpaticone come me. E poi vedo che ancora mi rivolgono la parola per cui secondo me esagerano.
Russate a parte. Ci rimettiamo in marcia presto ma non prestissimo, dovrebbero mancare da 20 ai 100 km a Naryn (ve l'ho detto che non bisogna chiedere indicazioni ai kirgizi, e comunque alla fine saranno 80 esatti) e come colazione motociclistica non c'è proprio male; seguiamo le gole create dal corso del Piccolo Naryn (che poi diventa semplicemente Naryn e prosegue fino all'estremo est del paese) sempre tutto su strade sterrate.
La moto di Giacomo soffre sempre di problemi di carburazione ma tossendo continua a procedere, la mia invece patisce la benzina da 80 ottani ingoiata ieri sera a casa di quelli che ci hanno ospitato. Mi trovo spesso a dover scalare marce per trovare potenza e mi impiccio un pò, complice anche la mia cronica necessità ogni giorno di sciogliermi un pò macinando chilometri.
La temperatura si fa via via più calda e la strada sempre più polverosa e soffocante tanto che man mano tendiamo ad allontanarci uno dall'altro per trovare respiro. Il problema è quando tocca sorpassare altre vetture o camion, praticamente un tuffo nel buio sperando che dall'altra parte non venga nessuno o non ci siano buche e cumuli di ghiaia perchè fino a quando non si arriva accanto al mezzo da superare la visibilità è prossima allo 0,5.
Sosta veloce a Naryn per cambiare soldi in banca e fare il pieno e partiamo per Kazarman. Questa stessa tappa l'abbiamo già fatta io e Giacomo l'anno scorso insieme ad Andrea, ma in senso contrario: sappiamo che è facile e scorrevole.
E abbastanza pallosa.
100 km di asfalto fino a Baetov scorrono noiosi, poi inizia la polvere. LA POLVERE CRI..BBIO!! Si guida veloci su piste facili ma che costringono a stare sempre svegli perchè bisogna stare nei solchi degli pneumatici delle macchine per andare sul velluto, ma quando si esce di li la ghiaia è un poco più spessa e le sbandate a 80/90 all'ora fanno sempre diminuire il diametro del posteriore. No...non della ruota posteriore...ecco.
Attraversato il ponte sul Naryn si ricomincia a salire in ampi curvoni, tra montagne che sono dei giganteschi calanchi (tipo le colline di casa mia, ma all'ennesima potenza e per 200 km consecutivi) che ogni tanto si accendono di rosso fuoco.
In cima al passo ci fermiamo perchè il panorama si apre a perdita d'occhio: io e Giacomo ci ricordiamo bene di questo posto, anche l'anno scorso ci fermammo qui.
Attirato dal rumore delle moto si avvicina a noi un pastore a cavallo, e lo riconosco immediatamente come l'uomo che incontrammo qui 12 mesi fa!! Gli mostro il video che tengo sul telefono, quello dove ho raccolto quasi tutti gli incontri fatti con la gente, ma lui non si riconosce anche perchè la ripresa era fatta da un pò lontano. Ma è lui, ne sono certo.
Kazarman ormai è vicina, rimangono una ottantina di chilometri che diventano via via sempre più pesanti e stancanti...queste non sono moto adatte alle lunghe percorrenze e alla lunga scomodità, vibrazioni e scarsa abitabilità fiaccano il corpo. Sono stanchissimo io, non oso immaginare gli altri due su quei trabiccoli.
E' vero che nella guida in fuoristrada sono due spanne sopra la mia Tenerè, ma io non farei proprio cambio.
Tornato sull'asfalto smetto (stupidamente) di controllare ogni tanto nello specchietto il compagno che mi segue, e quando lo faccio e non vedo nessuno rallento...rallento...rallento...mi fermo. E aspetto. Ma non arriva nessuno.
Preoccupato faccio una ventina di km a ritroso, sempre più in ansia fino a quando non li rivedo. Stefano ha fatto una scivolata stupida nell'ultimo tratto di ghiaia, e quando ha rialzato la moto questa non ne voleva più sapere di partire.
Lui sta perfettamente, solo una bottarella all'anca, la moto sta anche meglio perchè non ha nulla.
Meno male che Kazarman arriva perchè siamo veramente cotti, e il caldo picchia forte.
Il mio ricordo di questa brutta cittadina è piuttosto forte: l'anno scorso ci siamo arrivati dopo tantissimi chilometri di fuoristrada fatti sotto una pioggia battente, un passo a 3200 metri immerso nelle nuvole, acqua fin dentro le mutande, freddo.
Oggi non sembra nemmeno lo stesso posto. E domani saprò anche se il bagno di questa casa puzza come quello della casa di fronte dove abbiamo dormito lo scorso anno. Uno dei ricordi più indelebili di tutto il viaggio.
Domani tentiamo l'attacco a Sary Tash, sarebbe fondamentale arrivarci per riuscire a stare nella tabella di marcia serrata che ci stiamo imponendo per recuperare il tempo perduto.
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