venerdì 8 agosto 2014

STAVOLTA E' TOCCATA A ME

la signora della guesthouse di kazarman è veramente una rompimaroni, fissata con la pulizia...e noi siamo l'esatto opposto della pulizia con i nostri vestiti da moto impolverati che la mandano ai matti.
Abbiamo anche la conferma, data dall'esperienza dell'anno scorso, che tutti i cessi di Kazarman puzzano da morire...
Ci mettiamo in moto verso le 8 e ci si para subito davanti il passo che l'anno scorso ci fece impazzire sotto il diluvio. Questa volta c'è un sole che spacca, e infatti ce lo togliamo di torno rapidamente, più di quanto avessi osato sperare.
Sempre con il miraggio di arrivare entro sera a Sary Tash, alle porte del Pamir e del Tajikistan, ci affrettiamo sulle strade sempre più trafficate intorno a Jalal Abad. Fa caldissimo e contrariamente a quanto fatto nei giorni scorsi ci concediamo una pausa di un'ora per mangiare.
Dovremmo in teoria buttarci nel traffico di Osh per imboccare la strada veloce che in 200km ci porterebbe a destinazione, ma a casa di Memo nei giorni scorsi  Sambor mi aveva indicato una pista che taglia tra le montagne e permette, oltre a godere di paesaggi fichi di tagliare parecchi chilometri ed evitare il fuoco della valle di Fergana (dove si trova Osh).
Imbocchiamo agevolmente questa deviazione, trovandoci a spaccarci ossa e ammortizzatori su una pista veloce ma piena di sassi cementati nel terreno che fanno saltare le otturazioni.
Ci fermiamo un attimo per bere e tirare fiato, quando fermo un camionista per chiedere conferma della direzione presa. E mi dice che la strada è chiusa.
Ne fermiamo un altro. Idem.
Ancora uno. Anche.
Checcazzo.
Nel mentre dalla casa accanto alla quale ci siamo fermati esce un uomo che ci dice che la strada per Gulcha è quella minuscola li a destra...incredibile, ci siamo arrestati esattamente in quel punto! Oh un colpo di culo ogni tanto non fa male eh.
La imbocchiamo non troppo convinti perchè è veramente una traccia minuscola, continuando a chiedere a tutti quelli che incontriamo se Gulcha è avanti. Lo scenario diventa via via più spettacolare, ci ritroviamo a salire montagne sulla cui cima le traccie scompaiono e tocca cercare dove proseguono. I prati sono punteggiati nuovamente di jurte e mandrie di cavalli...un sogno.
Si certo un sogno a parte la mia moto che pare avere problemi alla frizione che stacca male e mi rende la vita abbastanza difficile. Ma qui certo non c'è un meccanico che possa aiutarmi, vedremo cosa fare stasera quando arriveremo a destinazione.
Ogni tanto siamo convinti di dove stiamo andando, ogni tanto ci perdiamo. E' davvero difficile. Decidiamo di complicarci oltremodo la vita imboccando l'ennesima traccia che sembra portare da qualche parte, ma percorsi 100 metri ci rendiamo conto di essere nei guai...questo sentierino largo due spanne è scavato nel fianco del pendio, a destra scende ripido fino a fondo valle e avanti pare non esserci alcuno sbocco che persone sane di mente potrebbero decidere di scoprire.
Attimi di paura. E adesso? Ci consultiamo qualche istante perchè pare che andare avanti sia folle (e lo è certamente), e tornare indietro piuttosto complicato visto che siamo in leggera discesa. Decidiamo di appoggiare le moto su un fianco per cominciare a spingere all'indietro Giacomo, ma dopo qualche metro ci rendiamo conto che lo sforzo è improbo...senonchè Giacomino estrae un barlume di saggezza e ci spiega come far ruotare le moto su se stesse (ovviamente a forza di braccia e sacramentamenti vari) in quel micro spazio. E incredibilmente funziona. Certo...ci perdiamo un'ora e svariati litri di liquidi corporei ma almeno abbiamo rimediato alla situazione spinosa.
Ma...
Tempo 10 minuti e la strada ci scompare davanti. Letteralmente. Ci ritroviamo su un panettone erboso senza alcuna minima pista da seguire. In nessuna direzione...girovaghiamo come ubriachi ma niente. Di niente. Di niente. Fortunatamente incontriamo un uomo intento a sposare cose con il suo carretto trainato dal cavallo, che ci fa ampi cenni che la nostra "strada" si trova dietro ad alla riva del torrente e dopo svariati minuti di "qui? ma qui non c'è niente! eddai!! ah ecco..forse..." troviamo un sentierino.
Stefano si ribalta a due allora smadonnando santi non ancora nati. La moto si ingolfa. Pugni al serbatoio e poi riparte.
200 metri e mi scasso io. E mi ribalto letteralmente con la moto a testa in giù e tutto quanto...complici i problemi alla frizione che non mi mollano la moto mi si spegne in un tratto lento, urto un sasso con la ruota davanti sorpreso dallo scarto improvviso e la moto mi finisce a testa in giù in un pendio erboso. Io riesco a divincolarmi come un gatto riuscendo a non rimanerci sotto ma finendo in una pozza di melma che sembra messa li apposta per attutire il mio atterraggio.
Stefano e Giacomo corrono ad aiutarmi immediatamente, raddrizziamo velocemente la moto e con grande sconforto vediamo che perde benzina a rotta di collo dalla parte bassa del serbatoio. PORCA TR....!!!!
Uno specchietto sta in mezzo alla melma, un pezzo di carena posticcia spaccato in terra. Io niente di niente, nemmeno un graffietto.
Bon...siamo fermi. Sono le 19.15, il sole sta per tramontare e siamo nel mezzo del nulla più totale. Abbiamo finito l'acqua da ore e il primo pensiero e correre al ruscello a prenderne quanta più possibile con tutti i contenitori che abbiamo per poi potabilizzarla con le pastigliette di cloro. Farà un pò schifo ma la sete è tremenda.
Consci che stasera non potremo fare niente organizziamo il campo con tende sacchi a pelo e una bella cena a base di riso knorr e ci godiamo il tramonto e la luna che rischiara a giorno la nostra montagna verde.
Il morale tutto sommato è buono, ma come ogni sera tocca rivedere la tabella di marcia. Il viaggio nella sua idea originale si fa sempre più un'utopia...

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