Ore 7.15 Driiiiiin (la sveglia).
Luca: "oh dai, c'è uno sprazzo di sole!!"
Ore 7.30 Driiiiin (la seconda sveglia, quella di sicurezza)
Simone "strano...ve che piove...."
Purtroppo ci alziamo come siamo andati a letto, cioè con lo spettro di una nuova giornata di pioggia battente. Solo che oggi ci aspettano 500 km, di cui circa 350 di sterrato, contro i 200 di ieri...insomma, siamo un pò cupi...io e Primiano partiamo subito alla caccia delle cerate, che troviamo al market di Don Ciro. Sono una figata, blu marinaio, e tengono anche le coltellate. In abbinamento alle moffole arancioni tenute insieme dal nastro americano nero mi sento pronto per fare il mese di agosto nel calendario BMW 2010.
Io e Luca dichiariamo che, attrezzati come siamo oggi, se non piove a dirotto ci incazziamo. E infatti, tempo 10 minuti e appena partiti spunta il sole :-). Che presa per il culo....ma siccome conosciamo bene quanto bastardo sia il tempo, decidiamo di rimanere vestiti come pescatori obesi per tutto il giorno, qualsiasi sia il tempo che ci attende.
I primi 70 km di strada al di fuori di Puyuhuapi in direzione Coyahique (punto intermedio della nostra tappa) sono di una bellezza inimmaginabile: la strada si stringe sempr epiù, fino a diventare in certi punti larga come una macchina, la vegetazione è sempre più simile alla foresta vergine, poche centinaia di metri sopra la nostra testa le cime delle montagne sono sporche di neve e in più ad accompagnarci come sopre il perenne scrosciare di un fiume, un torrente, una cascata. Qui pare che l'acqua spunti da ogni dove (effettivamente con tutto quel che piove...), che occupi il 70% della materia presente in questo ambiente. Purtroppo solo Luca e Veronica si accorgono di uno scorcio spettacolare del ghiacciaio Ventisquero Colgante, cosa che mi farà mordere le mani a lungo per non averlo visto...
Quando ci fermiamo ad aspettare il furgone ci rendiamo conto che abbiamo percorso troppa poca strada in troppo tempo...ma del resto le condizioni del fondo non permettevano altro che quella andatura...recuperiamo un pò terreno nei successivi 100 km, tutti di asfalto, che ci portano al principale centro urbano della Carretera Austral, Coyahique (una vera e propria città di 45000 abitanti)
Qui ci rendiamo conto di avere un grosso problema...dopo 5 minuti in mezzo al traffico abbiamo voglia di scappare. Prima però dobbiamo fare l'assicurazione obbligatoria per le nostre moto in argentina, cosa che facciamo mentre mangiamo un ottimo hamburger in piedi su un marciapiedi.
Mentre mangiamo dobbiamo prendere una decisione importante. Siamo in forte ritardo sulla tabella di marcia, sono le 17.30 e a destinazione (Puerto Guadal) mancano ancora 280 km dei quali 180 di sterrato. C'è chi vorrebbe fermarsi a Coyahique, chi è dubbioso perchè non vorrebbe guidare in fuori strada con il buio, chi dice che dobbiamo tirare per rispettare la tabella di marcia per non compromettere i programmi dei giorni successivi. Alla fine vince il "partito dell'andiamo", e si decide di tenere un'andatura più costante senza tante soste per aumentare la rapidità di spostamento...
Ecco...di qui, dalle ore 17.30, iniziano 5 ore di pura, totale, immensa, eccelsa, mozzafiato, da infarti, commovente, sbalorditiva meraviglia e goduria, sia paesaggistica che motociclistica.
Già pochi chilometri fuori dalla città cominciano a svettare su di noi pareti verticali molto simili alle nostre dolomiti e ad alcuni monti tipo quelli del parco di Yosemite. Siamo bassi di quota, circa 1000 metri, eppure c'è l'ambiente che si trova ad altitudini ben maggiori sulle nostre alpi. Procediamo spediti su un'asfalto perfetto, pennellando curvoni uno dopo l'altro come in una danza; la strada è ampia, il traffico praticamente nullo, per cui abbiamo diverso tempo anche per guardarci intorno e strabuzzare gli occhi.
Salendo di quota comincia a fare freschino (3,5°), ma la mia tuta cerata e le moffole (che sono talmente efficaci da permettermi di usare i guanti estivi) mi fanno sentire perfettamente a mio agio.
Il tempo, dopo il timido sole del mattino, è peggiorato...non piove, se non a tratti ed in maniera meno convinta di ieri, ma quando arriviamo sul passo ai piedi del Cerro Qualchecosa (scusate ma sono le 2.20 e non mi ricordo come si chiama...), svoltiamo un tornante e davanti a noi si scopre una tela di un quadro largo chilometri e chilometri....una valle sconfinata, verde come l'irlanda, nella quale un qualche pittore divino ha disegnato fiumi, montagne ricoperte da ghiacci perenni, vette tetre coperte da nuvole nere. In tutta questa vista sconfinata, l'unica nota di civiltà è un capolavoro ed un opera d'arte per un motociclista: sotto di noi si snoda la strada come un serpente le cui spire man mano si stringono intorno, fino ad uscire da questo arrotolamente con una linea dritta che scompare all'orizzonte...spettacolo!!
Scendiamo da questa specie di luna park e dopo qualche decina di chilometri un cartello ci avverte che da li in avanti l'asfalto lo possiamo vedere solo in fotografia. Non sappiamo dove stiamo andando a finire, non sappiamo che nelle ore successive saremo sballottati avanti e indietro sulla Terra....questa strada, che affrontiamo dapprima timidamente, segue la valle del Rio Simpson, offrendoci nei suoi su e giù infiniti scorci diversi. In 180 km passiamo da paesaggi nord americani, a foresta pluviale (di nuovo!!), facciamo tratti con la neve in terra, passiamo in valli in cui a perdita d'occhio tronchi d'albero morti rimangono ancorati al loro terreno come se non sapessero dove altro andare, scorriamo accanto alla corrente di fiumi dalle acque tumultuose, ci fermiamo a fotografare lagune che sono di nuovo la tomba di alberi forse marciti...
Rimaniamo basiti e sconvolti dalla rapidità con cui dietro ogni curva troviamo condizioni ambientali così differenti tra loro, ognuna spettacolare nel proprio genere...fortuna che la Simo e la Jessica fanno le foto che noi non abbiamo tempo di fare...
Verso le 20.00 ricompattiamo il gruppo delle moto e ci mettiamo a tirare un pò per non arrivare con il buio...è uno spettacolo guidare qui le nostre moto, sentirle muoversi continuamente sotto il sedere, gestire le perdite continue di aderenza, saltare come un grillo su buche che ogni volta pensi che ti abbiano fatto a pezzi un cerchi. Si balla, si salta, si fa fatica, ma la soddisfazione di una uscita di curva con una derapata ben fatta è una figata!! Dopo un'ora passata così siamo talmente tanto concentrati che iniziamo a fare tutto in meravigliosa armonia, e quando di fermiamo per tirare fiato siamo tutti esaltati e carichi come le molle...abbiamo un sorriso da orecchio ad orecchio....
Gli ultimi 24 chilometri sono da perdere l'uso della parola, perchè ci ritroviamo di colpo sulle sponde del lago general carrera, che è....boh, non so quale aggettivo usare. Vi dico solo che è da paura...
Ci fermiamo a Rio Tranquillo, 4 case adagiate in riva al lago, per mangiare e dormire qualcosa visto che sono le 22.30 circa...
Ora sono le 2.42, sono a pezzi, domattina sveglia ore 6.30...ci tenevo a finire questi 2 racconti perchè nei prossimi 2-3 giorni sarà dura trovare linea internet. Domani sera arriveremo a Bajo Caracoles, ed il giorno successivo ad El Chalten dove ci fermeremo 3 giorni. Li avrò tempo e modo per raccontarvi altre avventure e caricare un pò di foto
Qui le foto:
http://picasaweb.google.it/simonevallieri/PatagoniaRaidDaPuertoPuyuhuapiARioTranquillo#
martedì 29 dicembre 2009
Ruta Nacional n°7 - la Carretera Austral
Per raccontarvi di questa giornata parto da una battuta di Luca “Stiamo modificando l’assetto idrogeologico di questa regione. Quest’anno invece dei soliti 4000 mm di pioggia ne cadranno 3000, perché tutti gli altri li abbiamo assorbiti noi”.
Piove, piove, piove. Eppure, dopo 200 km di acqua battente, siamo arrivati in albergo maledettamente carichi e con le risate dentro al casco!!
La notte sul traghetto è filata liscia, ed al risveglio ci siamo accomodati sul ponte per osservare la cittadina fantasma di Chaiten, evacuata dopo l’eruzione dell’omonimo vulcano nel 2007. Dal mare, in lontananza, si vede solamente una fila di case, ma seppure sia evidente che non c’è alcun movimento in città, non si nota niente di particolare. È solo attraversandola in moto che ci rendiamo conto che dietro la prima via affacciata sul mare, ci sono vie completamente seppellite da un metro e mezzo di cenere. È una visione spettrale…file e file di case abbandonate, quasi tutte in legno, con la cenere all’altezza delle finestre del primo piano oppure ammassata in montagne alte anche 3-4 metri. In lontananza, nascosto tra le nubi, il vulcano dà segno della sua presenza sputando un pennacchio di fumo bianco. La valle alle spalle di Chaiten porta anch'essa le cicatrici dell'ira del vulcano: per chilometri e chilometri vediamo centinaia di alberi morti, avvelenati dalle ceneri alcaline del vulcano disciolte nelle acque (fonte dr. Casoli).
Siamo già sulla Carretera Austral (o Longitudinal Austral, come lo chiamano qui), che dal molo del traghetto prosegue il suo percorso per circa 900 km fino a Villa O’Higgins. Se qualcuno mi avesse chiesto qual è la cosa sulla quale nutrivo più aspettative in questa vacanza avrei risposto di sicuro “la Carretera Austral!”, e non sono rimasto certamente deluso, anzi…
So che dico una cosa già detta da altri, ma devo ripetermi perché l’ho potuto constatare in prima persona. Per quanto uno possa leggere, documentarsi, guardare filmati e foto, finchè non ti ritrovi sulla Carretera non puoi renderti conto di cosa sia…è una striscia infinita di strada sterrata, devo dire piuttosto semplice motociclisticamente parlando, che come una lunga cicatrice si fa largo tra le montagne innevate ed una vegetazione più unica che rara. Qui la foresta pluviale si alterna continuamente con la vegetazione più usuale per questi climi, e da ogni parte spuntano fiumi, cascate, animali che passeggiano tranquilli lungo la strada. Solamente una cosa manca: la presenza della civiltà…in 200 km abbiamo incontrato circa 15 macchine, due camion, un camper con targa francese, un ciclista di Bologna al quale abbiamo offerto un tiro (rifiutato)…basta!! Qui puoi guidare anche per un’ora senza vedere niente di niente…sembra veramente di essere in un altro pianeta…
Ritorno al titolo ed alla battuta di Luca per dirvi delle condizioni di viaggio…stamattina ha iniziato a piovere alle 10.30, cioè quando abbiamo acceso i motori fuori dal traghetto, e non ha ancora smesso (sono le 23.15). Noi siamo arrivati in hotel alle 16 circa, per cui ci siamo sciroppati circa 8 ore di acqua che si è infilata dappertutto nonostante l'attrezzatura tecnica non ci manchi. Ad un certo puinto, fermi al distributore del paese La Junta, io Matteo Piero e Luca decidiamo che ormai siamo talmente tanto zuppi che gli ultimi 45 chilometri ce li prenderemo con molta calma per guardarci intorno e gustarci lo spettacolo di questi luoghi meglio di come abbiamo fatto nelle ore precedenti. Come al solito ci siamo divertiti come matti a fare foto, sgommare (penso che la mia ruota posteriore abbia già fatto il doppio dei chilometri di quella anteriore!), farci fare filmati in movimento dalle ragazze sul furgone. Bello bello...
Appena arrivati in hotel abbiamo sequestrato tutte le stufe ed i caminetti per asciugare i vestiti letteralmente inzuppati d'acqua, riuscendo a vincere la nostra lotta solamente a sera tarda (anzi, alcuni sono rimasti davanti alla stufa a gas fino al mattino...
Il paesino dove ci siamo fermati si chiama Puerto Puyuhuapi, che si trova al termine di un fiordo che arriva dal pacifico. Come quasi tutti le città (città...) che si trovano lungo la Carretera si tratta per lo più di una cinquantina di case in legno, un pò fatiscenti e non più grandi di un guscio di noce. In giro non c'è nessuno, i pochi negozietti, perlopiù piccoli market che vendono schifezze assortite, sono chiusi.
Il nostro albergo si trova alla fine del paese (circa 200 metri dopo l'inizio...) in posizione rialzata sul golfo, ed offre se non altro una ottima vista, caminetto e stufe, una buona cena ed una saletta molto carina per scambiare quattro chiacchiere prima di andare a letto.
Nel briefing serale a cena decidiamo che l'indomani, visto che ci aspetta una tappona da 500 km e che il tempo si prevede sempre pessimo, io e Primiano andremo prima di partire alla ricerca di una tuta cerata da mettere sopra quella da moto.
Intanto però l'ing. Casoli e il suo assistente scelto, il sarto Davoli (detto Luis Vuitton) si mettono all'opera per confezionare delle utilissime moffole per riparare i guanti da acqua e freddo, ritagliando dei sacchi in plastica spessa trovati lungo la strada...tra un sacco di risate e qualche ciucciata dalla bottiglia del rum e del pisco miracolosamente apparse accanto a noi, prima che venga buio completamente (circa alle 22.30) riusciamo a confezionare 4 bellissime (ehm...) coppie di moffole per me, luca, matte e piero (purtroppo non abbiamo trovato altri sacchi di quella qualità per farle anche per Antonio e Primiano).
Si va a letto, nella nostra stanza siamo in 6 reggiani perchè la camera da 3 mia, della simo e della jessica, è stata ampliata per ospitare luca matte e la vero ai quali era toccata in sorte una stanza riscaldata da una candelina di compleanno (per dire che la loro stufa faceva schifo).
Siamo sulla Carretera, non ci credo...è l'ultimo pensiero che mi sfiora prima di cappottarmi tra le coperte...
Qui le foto:
http://picasaweb.google.it/simonevallieri/PatagoniaRaidDaChaitenAPuertoPuyuhuapi#
Piove, piove, piove. Eppure, dopo 200 km di acqua battente, siamo arrivati in albergo maledettamente carichi e con le risate dentro al casco!!
La notte sul traghetto è filata liscia, ed al risveglio ci siamo accomodati sul ponte per osservare la cittadina fantasma di Chaiten, evacuata dopo l’eruzione dell’omonimo vulcano nel 2007. Dal mare, in lontananza, si vede solamente una fila di case, ma seppure sia evidente che non c’è alcun movimento in città, non si nota niente di particolare. È solo attraversandola in moto che ci rendiamo conto che dietro la prima via affacciata sul mare, ci sono vie completamente seppellite da un metro e mezzo di cenere. È una visione spettrale…file e file di case abbandonate, quasi tutte in legno, con la cenere all’altezza delle finestre del primo piano oppure ammassata in montagne alte anche 3-4 metri. In lontananza, nascosto tra le nubi, il vulcano dà segno della sua presenza sputando un pennacchio di fumo bianco. La valle alle spalle di Chaiten porta anch'essa le cicatrici dell'ira del vulcano: per chilometri e chilometri vediamo centinaia di alberi morti, avvelenati dalle ceneri alcaline del vulcano disciolte nelle acque (fonte dr. Casoli).
Siamo già sulla Carretera Austral (o Longitudinal Austral, come lo chiamano qui), che dal molo del traghetto prosegue il suo percorso per circa 900 km fino a Villa O’Higgins. Se qualcuno mi avesse chiesto qual è la cosa sulla quale nutrivo più aspettative in questa vacanza avrei risposto di sicuro “la Carretera Austral!”, e non sono rimasto certamente deluso, anzi…
So che dico una cosa già detta da altri, ma devo ripetermi perché l’ho potuto constatare in prima persona. Per quanto uno possa leggere, documentarsi, guardare filmati e foto, finchè non ti ritrovi sulla Carretera non puoi renderti conto di cosa sia…è una striscia infinita di strada sterrata, devo dire piuttosto semplice motociclisticamente parlando, che come una lunga cicatrice si fa largo tra le montagne innevate ed una vegetazione più unica che rara. Qui la foresta pluviale si alterna continuamente con la vegetazione più usuale per questi climi, e da ogni parte spuntano fiumi, cascate, animali che passeggiano tranquilli lungo la strada. Solamente una cosa manca: la presenza della civiltà…in 200 km abbiamo incontrato circa 15 macchine, due camion, un camper con targa francese, un ciclista di Bologna al quale abbiamo offerto un tiro (rifiutato)…basta!! Qui puoi guidare anche per un’ora senza vedere niente di niente…sembra veramente di essere in un altro pianeta…
Ritorno al titolo ed alla battuta di Luca per dirvi delle condizioni di viaggio…stamattina ha iniziato a piovere alle 10.30, cioè quando abbiamo acceso i motori fuori dal traghetto, e non ha ancora smesso (sono le 23.15). Noi siamo arrivati in hotel alle 16 circa, per cui ci siamo sciroppati circa 8 ore di acqua che si è infilata dappertutto nonostante l'attrezzatura tecnica non ci manchi. Ad un certo puinto, fermi al distributore del paese La Junta, io Matteo Piero e Luca decidiamo che ormai siamo talmente tanto zuppi che gli ultimi 45 chilometri ce li prenderemo con molta calma per guardarci intorno e gustarci lo spettacolo di questi luoghi meglio di come abbiamo fatto nelle ore precedenti. Come al solito ci siamo divertiti come matti a fare foto, sgommare (penso che la mia ruota posteriore abbia già fatto il doppio dei chilometri di quella anteriore!), farci fare filmati in movimento dalle ragazze sul furgone. Bello bello...
Appena arrivati in hotel abbiamo sequestrato tutte le stufe ed i caminetti per asciugare i vestiti letteralmente inzuppati d'acqua, riuscendo a vincere la nostra lotta solamente a sera tarda (anzi, alcuni sono rimasti davanti alla stufa a gas fino al mattino...
Il paesino dove ci siamo fermati si chiama Puerto Puyuhuapi, che si trova al termine di un fiordo che arriva dal pacifico. Come quasi tutti le città (città...) che si trovano lungo la Carretera si tratta per lo più di una cinquantina di case in legno, un pò fatiscenti e non più grandi di un guscio di noce. In giro non c'è nessuno, i pochi negozietti, perlopiù piccoli market che vendono schifezze assortite, sono chiusi.
Il nostro albergo si trova alla fine del paese (circa 200 metri dopo l'inizio...) in posizione rialzata sul golfo, ed offre se non altro una ottima vista, caminetto e stufe, una buona cena ed una saletta molto carina per scambiare quattro chiacchiere prima di andare a letto.
Nel briefing serale a cena decidiamo che l'indomani, visto che ci aspetta una tappona da 500 km e che il tempo si prevede sempre pessimo, io e Primiano andremo prima di partire alla ricerca di una tuta cerata da mettere sopra quella da moto.
Intanto però l'ing. Casoli e il suo assistente scelto, il sarto Davoli (detto Luis Vuitton) si mettono all'opera per confezionare delle utilissime moffole per riparare i guanti da acqua e freddo, ritagliando dei sacchi in plastica spessa trovati lungo la strada...tra un sacco di risate e qualche ciucciata dalla bottiglia del rum e del pisco miracolosamente apparse accanto a noi, prima che venga buio completamente (circa alle 22.30) riusciamo a confezionare 4 bellissime (ehm...) coppie di moffole per me, luca, matte e piero (purtroppo non abbiamo trovato altri sacchi di quella qualità per farle anche per Antonio e Primiano).
Si va a letto, nella nostra stanza siamo in 6 reggiani perchè la camera da 3 mia, della simo e della jessica, è stata ampliata per ospitare luca matte e la vero ai quali era toccata in sorte una stanza riscaldata da una candelina di compleanno (per dire che la loro stufa faceva schifo).
Siamo sulla Carretera, non ci credo...è l'ultimo pensiero che mi sfiora prima di cappottarmi tra le coperte...
Qui le foto:
http://picasaweb.google.it/simonevallieri/PatagoniaRaidDaChaitenAPuertoPuyuhuapi#
sabato 26 dicembre 2009
Il sale sulla coda...
...della giornata. Oggi giornata di riposo in Quellon, forse con qualche puntina di noia anche...
La sveglia, seppure sia alle 9.20, è una tortura...ieri sera era troppo tardi quando ho spento la luce, e al solito mi serve il paranco per mettere i piedi fuori dal sacco a pelo (dormire nel letto non se ne parlava, c'erano più macchie sulle coperte che sulla tuta di un meccanico dopo il cambio dell'olio).
C'è chi fa un pò di manutenzione alle moto (sempre Luca, il nostro mago, assistito da Piero e Matteo), c'è chi traffica sul computer (io e la Simo), chi si annoia (la Jessica), chi se ne va al porto per capire se il traghetto partirà effettivamente stasera (Primiano), chi vola di fiore in fiore come la Vero (mitica, sempre)...
Verso le 14 partiamo per andare a fare un giro, ma dopo un'ora di stradine infilate a caso e abortite perchè non percorribili con il furgone, le ragazze decidono di salire sulle moto. Ripartiamo e dopo nemmeno 1 km inizia a piovere, poi a grandinare (questa ci mancava!!), perdiamo Antonio che si arrende al meteo (testuale "mi son rotto il c***o di prendere acqua!!).
Il buon cartografo (di nuovo Luca) ci conduce giù per una strada sterrata che chilometro dopo chilometro, attraversando la zona sud est dell'isola, ci porta di nuovo sull'oceano. Siamo molto lontani dalla strada principale, in 20 km incontriamo pochissime case di legno, un paio di chiesette (sempre di legno, Chiloè ne è piena), un campetto di calcio fatto a U (il centrocampo è 2 metri più basso delle porte!) con tanti bimbi tutti in divisa, cani che inseguono ogni cosa che passa, mucche e....i nostri primi 2 lama!!!
Avvicinandoci alla costa intravediamo altre piccole casette in legno, veramente misere, ma piene di persone che sentendo il rumore delle moto escono incuriosite per guardarci e salutarci. Sono le capanne dei raccoglitori di alghe che troviamo quando ci fermiamo sulla spiaggia. C'è freddo, un vento che porta via, il solito cielo basso, ma è stupendo, siamo caldi dentro, siamo felici e continuiamo a ripeterci "oh, ma hai visto che bello? Hai visto che roba?". Stiamo diventando molto amici, oltre che compagni di viaggio...
Ora sono di nuovo sul tavolo della saletta comune affacciata sul porto di Quellon, al calduccio della stufa a legna. Tra poco andiamo a cena, poi alle 9 ci dirigeremo all'imbarco, incrociando le dita che il traghetto riesca ad attraccare in porto (qui il vento condiziona la vita delle persone, e se ne frega degli italiani che hanno fretta di tornare sulla terra ferma).
PS: grazie mille a tutti quelli che ci stanno leggendo e che stanno lasciando i commenti. E' stupendo collegarsi la sera, dopo una lunga giornata, e trovarvi tutti li...
Qui le foto:
http://picasaweb.google.it/simonevallieri/PatagoniaRaidOneDayInQuellon#
La sveglia, seppure sia alle 9.20, è una tortura...ieri sera era troppo tardi quando ho spento la luce, e al solito mi serve il paranco per mettere i piedi fuori dal sacco a pelo (dormire nel letto non se ne parlava, c'erano più macchie sulle coperte che sulla tuta di un meccanico dopo il cambio dell'olio).
C'è chi fa un pò di manutenzione alle moto (sempre Luca, il nostro mago, assistito da Piero e Matteo), c'è chi traffica sul computer (io e la Simo), chi si annoia (la Jessica), chi se ne va al porto per capire se il traghetto partirà effettivamente stasera (Primiano), chi vola di fiore in fiore come la Vero (mitica, sempre)...
Verso le 14 partiamo per andare a fare un giro, ma dopo un'ora di stradine infilate a caso e abortite perchè non percorribili con il furgone, le ragazze decidono di salire sulle moto. Ripartiamo e dopo nemmeno 1 km inizia a piovere, poi a grandinare (questa ci mancava!!), perdiamo Antonio che si arrende al meteo (testuale "mi son rotto il c***o di prendere acqua!!).
Il buon cartografo (di nuovo Luca) ci conduce giù per una strada sterrata che chilometro dopo chilometro, attraversando la zona sud est dell'isola, ci porta di nuovo sull'oceano. Siamo molto lontani dalla strada principale, in 20 km incontriamo pochissime case di legno, un paio di chiesette (sempre di legno, Chiloè ne è piena), un campetto di calcio fatto a U (il centrocampo è 2 metri più basso delle porte!) con tanti bimbi tutti in divisa, cani che inseguono ogni cosa che passa, mucche e....i nostri primi 2 lama!!!
Avvicinandoci alla costa intravediamo altre piccole casette in legno, veramente misere, ma piene di persone che sentendo il rumore delle moto escono incuriosite per guardarci e salutarci. Sono le capanne dei raccoglitori di alghe che troviamo quando ci fermiamo sulla spiaggia. C'è freddo, un vento che porta via, il solito cielo basso, ma è stupendo, siamo caldi dentro, siamo felici e continuiamo a ripeterci "oh, ma hai visto che bello? Hai visto che roba?". Stiamo diventando molto amici, oltre che compagni di viaggio...
Ora sono di nuovo sul tavolo della saletta comune affacciata sul porto di Quellon, al calduccio della stufa a legna. Tra poco andiamo a cena, poi alle 9 ci dirigeremo all'imbarco, incrociando le dita che il traghetto riesca ad attraccare in porto (qui il vento condiziona la vita delle persone, e se ne frega degli italiani che hanno fretta di tornare sulla terra ferma).
PS: grazie mille a tutti quelli che ci stanno leggendo e che stanno lasciando i commenti. E' stupendo collegarsi la sera, dopo una lunga giornata, e trovarvi tutti li...
Qui le foto:
http://picasaweb.google.it/simonevallieri/PatagoniaRaidOneDayInQuellon#
Toccare la felicità
La mattina a Chiloè è iniziata sotto un cielo grigio acciaio, il cielo che probabilmente accompagna gli oltre 300 giorni di pioggia all'anno che mediamente "inumidiscono" questo angolo di paradiso (vi basti sapere che qui cadono circa 7000 mm di acqua in un anno, quando a reggio la media è 700).
La nostra giornata ha un unico punto fisso, il traghetto che da Quellon, nel sud dell'isola, ci deve portare sulla Carretera Austral a Chaiten, da dove poi proseguirà il ns viaggio. L'orario di imbarco è mezzanotte, per cui abbiamo tutto il tempo per visitare l'isola.
Prima meta una colonia di pinguini a 30 km da dove abbiamo dormito, strada che ci permetterà da subito di rompere il ghiaccio con il fuoristrada (facile facile...). Mi spiace di non poter rendere a parole che cosa sono state le due ore successive, perchè come ripeto spesso odori, colori, luci, e scenari simili non sono spiegabili. A volte fatico anche io a comprendere a fondo quel che sto vedendo...La strada sterrata che abbiamo imboccato infatti ci ha condotto per qualche km nell'entroterra in un ambiente molto irlandese, per poi sbucare su un tratto affacciato sulla più immensa baia che io abbia mai visto, spazzata dal vento, da infinite onde, e punteggiata di colossali scogli e pinnacoli di roccia. Considerate che questo lato dell'isola è quello esposto a ovest, quindi qui vanno a sbattere le tempeste e le onde del pacifico che si scaglia su queste baie dopo aver preso la rincorsa per migliaia e migliaia di chilometri.
La strada finiva in una spiaggia altrettanto grande ma più riparata, sulla quale ci siamo lanciati a tutta manetta, prima sulla sabbia, poi sul bagnasciuga, sgommando, sgasando, facendo avanti e indietro. Era uno dei miei sogni di motociclista fare tutto questo, e da oggi ho un sogno in meno da realizzare!
Dopo innumerevoli foto, altre sgommate, e dopo aver deciso di non vedere la pinguinera perchè ci si arriva solo in barca (e con onde di due metri non se ne parla!) ci siamo diretti a Castro, il principale centro di Chiloè, famosa nel mondo per le sue casette in legno su palafitte di tutti i colori (che sono patrimonio dell'unesco). Sulla strada abbiamo incontrato un ragazzo ed una ragazza tedeschi che da luglio girano il sudamerica in moto e che come noi sono diretti ad Ushuaia. Sono due con due moto, ed è inutile dire che una ragazza motociclista, e per di più carina, attira gli elogi di noi uomini!!
Ora...forse qualcuno di voi avrà pensato..."vuoi che in un luogo dove scendono 7 metri di acqua in un anno, non ne abbiano preso nemmeno un goccio?" No...non ne abbiamo preso un goccio...ne abbiamo preso un mare!! 80 km di acqua da sopra, da sotto, da di fianco (grazie alle folate di vento)...poco prima di Castro facciamo la conta dei "danni": chi ha i maroni a mollo (io!), chi le mani, chi uno stivale, chi una valigia. In due e due quattro si decide per infilare una osteria, asciugarsi, aspettare che finisca di piovere ed andare direttamente al traghetto...erano le 12, siamo usciti dall'osteria alle 19 :-) Mangiato un salmone delizioso e bevuto un ottimo vino cileno...con questo metto zitti tutti quelli che mi sventolano sotto il naso tortelli, cappelletti ecc.!!!
In direzione Quellon (da Castro sono 100 km circa), infiliamo una deviazione per un parco naturale, giusto per ingannare un paio d'ore e non arrivare troppo in anticipo...solita strada mozzafiato, stavolta asfaltata, che costeggia un lago. Le nuvole si sono aperte, ma il cielo rimane plumbeo, anche se c'è lo spazio per squarci di azzurro ed un sole che inonda di oro tutto: le foreste, il lago, l'asfalto bagnato. Giunti ad un bivio a ridosso di un gruppetto di 3 case costruite nel nulla (da una di queste una magnifica bambina sui 3-4 anni, con la panza fuori e le treccine, mi saluta come una matta, ridendo e agitando la manina, che spettacolo...) scorgiamo l'oceano in fondo. Decidiamo quindi di seguire la strada che si fa sempre più stretta. Siamo io, Matte e Piero davanti a tutti. Andiamo sempre più avanti, abbagliati dal sole che ora splende in un cielo completamente terso, finchè l'asfalto non finisce e inizia la ghiaia, poi un misto di ghiaia e sabbia, poi una pista di sabbia compatta, per lo più dura come cemento, ma bucata da pozze enormi e dalla dubbia profondità. Siamo ormai solo noi 3, siamo indecisi se affrontare il guado finchè non mi dico "macchecazz..!!!" e mi ci lancio dentro. Prima una, poi l'altra, ed un'altra ancora...3 buche dentro le quali sono quasi annegato, che mi hanno seppellito di acqua (un consiglio, quando fate dei guadi chiudete la visiera del casco, è meglio...evitate che l'onda vi entri in bocca!!). Mi giro, in preda alle risate, e scopro che anche Piero e Matte sono passati, e che anche loro non hanno chiuso le visiere e ridono come matti. Siamo in piena follia esplorativa, la strada fa sempre più schifo, e la sabbia sempre più profonda...ma sullo sfondo vediamo le onde dell'oceano sempre più vicine. Tuttavia dobbiamo arrenderci, la strada è troppo brutta, inizia il fango e prudentemente giriamo le moto, rifacendo a tutto gas i guadi. Non mi sono mai divertito così tanto in moto come in quell'ora trascorsa con Matte e Piero, lontani da tutti, consapevoli di stare facendo una mezza cazzata (perchè i tempi ormai erano stretti), ma assolutamente rapiti dalla magia del luogo, dalla solitudine, dalla follia motoristica ispirataci da quella pista e dalle sue profonde pozze...non ricordo di aver mai riso di felicità dentro al casco...bè, stasera l'ho fatto...ho riso di gusto, con la mente sgombra da ogni altro pensiero che non fosse quell'attimo, ho guardato davanti e dietro a me e c'erano i miei amici, ed ero felice di condividera questa "cazzata" con loro. Non abbiamo fatto foto, nessuno ci ha visti (a parte il grande Luca che ci è venuto a recuperare visto che stavamo tardando) ma sono sicuro che dentro di noi ci ricorderemo di questo per moltissimo tempo.
Ho detto che era tardi, e infatti a dispetto della luce piena, erano le 21...ci siamo messi subito in rotta per Quellon, quando abbiamo incrociato i nostri "amici" tedeschi che venivano proprio da là e che ci hanno dato la brutta notizia che il traghetto è stato rimandato di un giorno a causa delle cattive condizioni del mare. Questo ci obbliga a trovare al volo un luogo dove dormire stanotte, e cioè questo albergo da mezzo soldo affacciato sul porto, ed a sperare che per domani il tempo sia migliore. Almeno, anche in un posto come questo, internet è arrivato...
Scusate se ancora non ho messo foto, ma richiede parecchio tempo fra scaricarle dalle macchine fotografiche, caricare su internet ecc....già tutto il tempo che dedico al diario di costa sonno (ora sono le 3 di notte...), fare di più vorrebbe dire non dormire nemmeno...
Qui le foto: http://picasaweb.google.it/simonevallieri/PatagoniaRaidDaAncudAQuellon#
La nostra giornata ha un unico punto fisso, il traghetto che da Quellon, nel sud dell'isola, ci deve portare sulla Carretera Austral a Chaiten, da dove poi proseguirà il ns viaggio. L'orario di imbarco è mezzanotte, per cui abbiamo tutto il tempo per visitare l'isola.
Prima meta una colonia di pinguini a 30 km da dove abbiamo dormito, strada che ci permetterà da subito di rompere il ghiaccio con il fuoristrada (facile facile...). Mi spiace di non poter rendere a parole che cosa sono state le due ore successive, perchè come ripeto spesso odori, colori, luci, e scenari simili non sono spiegabili. A volte fatico anche io a comprendere a fondo quel che sto vedendo...La strada sterrata che abbiamo imboccato infatti ci ha condotto per qualche km nell'entroterra in un ambiente molto irlandese, per poi sbucare su un tratto affacciato sulla più immensa baia che io abbia mai visto, spazzata dal vento, da infinite onde, e punteggiata di colossali scogli e pinnacoli di roccia. Considerate che questo lato dell'isola è quello esposto a ovest, quindi qui vanno a sbattere le tempeste e le onde del pacifico che si scaglia su queste baie dopo aver preso la rincorsa per migliaia e migliaia di chilometri.
La strada finiva in una spiaggia altrettanto grande ma più riparata, sulla quale ci siamo lanciati a tutta manetta, prima sulla sabbia, poi sul bagnasciuga, sgommando, sgasando, facendo avanti e indietro. Era uno dei miei sogni di motociclista fare tutto questo, e da oggi ho un sogno in meno da realizzare!
Dopo innumerevoli foto, altre sgommate, e dopo aver deciso di non vedere la pinguinera perchè ci si arriva solo in barca (e con onde di due metri non se ne parla!) ci siamo diretti a Castro, il principale centro di Chiloè, famosa nel mondo per le sue casette in legno su palafitte di tutti i colori (che sono patrimonio dell'unesco). Sulla strada abbiamo incontrato un ragazzo ed una ragazza tedeschi che da luglio girano il sudamerica in moto e che come noi sono diretti ad Ushuaia. Sono due con due moto, ed è inutile dire che una ragazza motociclista, e per di più carina, attira gli elogi di noi uomini!!
Ora...forse qualcuno di voi avrà pensato..."vuoi che in un luogo dove scendono 7 metri di acqua in un anno, non ne abbiano preso nemmeno un goccio?" No...non ne abbiamo preso un goccio...ne abbiamo preso un mare!! 80 km di acqua da sopra, da sotto, da di fianco (grazie alle folate di vento)...poco prima di Castro facciamo la conta dei "danni": chi ha i maroni a mollo (io!), chi le mani, chi uno stivale, chi una valigia. In due e due quattro si decide per infilare una osteria, asciugarsi, aspettare che finisca di piovere ed andare direttamente al traghetto...erano le 12, siamo usciti dall'osteria alle 19 :-) Mangiato un salmone delizioso e bevuto un ottimo vino cileno...con questo metto zitti tutti quelli che mi sventolano sotto il naso tortelli, cappelletti ecc.!!!
In direzione Quellon (da Castro sono 100 km circa), infiliamo una deviazione per un parco naturale, giusto per ingannare un paio d'ore e non arrivare troppo in anticipo...solita strada mozzafiato, stavolta asfaltata, che costeggia un lago. Le nuvole si sono aperte, ma il cielo rimane plumbeo, anche se c'è lo spazio per squarci di azzurro ed un sole che inonda di oro tutto: le foreste, il lago, l'asfalto bagnato. Giunti ad un bivio a ridosso di un gruppetto di 3 case costruite nel nulla (da una di queste una magnifica bambina sui 3-4 anni, con la panza fuori e le treccine, mi saluta come una matta, ridendo e agitando la manina, che spettacolo...) scorgiamo l'oceano in fondo. Decidiamo quindi di seguire la strada che si fa sempre più stretta. Siamo io, Matte e Piero davanti a tutti. Andiamo sempre più avanti, abbagliati dal sole che ora splende in un cielo completamente terso, finchè l'asfalto non finisce e inizia la ghiaia, poi un misto di ghiaia e sabbia, poi una pista di sabbia compatta, per lo più dura come cemento, ma bucata da pozze enormi e dalla dubbia profondità. Siamo ormai solo noi 3, siamo indecisi se affrontare il guado finchè non mi dico "macchecazz..!!!" e mi ci lancio dentro. Prima una, poi l'altra, ed un'altra ancora...3 buche dentro le quali sono quasi annegato, che mi hanno seppellito di acqua (un consiglio, quando fate dei guadi chiudete la visiera del casco, è meglio...evitate che l'onda vi entri in bocca!!). Mi giro, in preda alle risate, e scopro che anche Piero e Matte sono passati, e che anche loro non hanno chiuso le visiere e ridono come matti. Siamo in piena follia esplorativa, la strada fa sempre più schifo, e la sabbia sempre più profonda...ma sullo sfondo vediamo le onde dell'oceano sempre più vicine. Tuttavia dobbiamo arrenderci, la strada è troppo brutta, inizia il fango e prudentemente giriamo le moto, rifacendo a tutto gas i guadi. Non mi sono mai divertito così tanto in moto come in quell'ora trascorsa con Matte e Piero, lontani da tutti, consapevoli di stare facendo una mezza cazzata (perchè i tempi ormai erano stretti), ma assolutamente rapiti dalla magia del luogo, dalla solitudine, dalla follia motoristica ispirataci da quella pista e dalle sue profonde pozze...non ricordo di aver mai riso di felicità dentro al casco...bè, stasera l'ho fatto...ho riso di gusto, con la mente sgombra da ogni altro pensiero che non fosse quell'attimo, ho guardato davanti e dietro a me e c'erano i miei amici, ed ero felice di condividera questa "cazzata" con loro. Non abbiamo fatto foto, nessuno ci ha visti (a parte il grande Luca che ci è venuto a recuperare visto che stavamo tardando) ma sono sicuro che dentro di noi ci ricorderemo di questo per moltissimo tempo.
Ho detto che era tardi, e infatti a dispetto della luce piena, erano le 21...ci siamo messi subito in rotta per Quellon, quando abbiamo incrociato i nostri "amici" tedeschi che venivano proprio da là e che ci hanno dato la brutta notizia che il traghetto è stato rimandato di un giorno a causa delle cattive condizioni del mare. Questo ci obbliga a trovare al volo un luogo dove dormire stanotte, e cioè questo albergo da mezzo soldo affacciato sul porto, ed a sperare che per domani il tempo sia migliore. Almeno, anche in un posto come questo, internet è arrivato...
Scusate se ancora non ho messo foto, ma richiede parecchio tempo fra scaricarle dalle macchine fotografiche, caricare su internet ecc....già tutto il tempo che dedico al diario di costa sonno (ora sono le 3 di notte...), fare di più vorrebbe dire non dormire nemmeno...
Qui le foto: http://picasaweb.google.it/simonevallieri/PatagoniaRaidDaAncudAQuellon#
venerdì 25 dicembre 2009
The long road
Grande, grandissima giornata, piena di emozioni!
Stamattina come da programma la sveglia è suonata per tutti poco prima delle 6. La tabella di marcia prevedeva colazione alle 6.30 e partenza per il porto di Coronel alle 7, nella speranza di poter sdoganare al più presto le moto e partire a razzo per Ancud, sull'isola di Chiloè (730 km a sud di Concepcion).
Le nostre preghiere si sono esaudite, perchè alle ore 11.30 in punto, dopo l'emozionante rito della rottura del sigillo del container, l'ancor più emozionante rimontaggio delle moto e accensione dei motori dopo 50 giorni di sonno, e le foto di rito tra di noi e con le decine di operai del porto assiepati intorno come se fossimo star del cinema, abbiamo innestato la prima e ci siamo messi sulla strada, emozionati come bambini alla vigilia di natale.
Il primo giorno inevitabilmente richiedeva un certo rodaggio dei meccanismi; praticamente nessuno di noi si conosce, motociclisticamente parlando, per cui c'era chi andava a 130, chi a 115, chi a 104, chi ha 200 km di autonomia, chi 500...insomma, un pò di confusione nei primi 100 km, che ci ha fatto perdere più tempo del previsto.
La strada...oggi sapevamo che ci attendeva un giorno di autostrade e strade a scorrimento veloce, niente di particolarmente interessante per un motociclista. Abbiamo approfittato del nullo impegno alla guida per guardarci intorno, osservare l'ambiente che cambiava intorno a noi, respirare i profumi degli alberi di eucalipto e dell'erba umida. A sud di Osorno, quando ancora mancavano 150 km a Puerto Montt, abbiamo cominciato ad intravedere ad est i profili di montagne innevate e, chiaramente distinguibili, le sagome di vulcani dal cono perfetto.
La prima vera emozione, che ha lasciato tutti a bocca aperta, è stata quando ci siamo trovati alla nostra sinistra l'imponente figura di un vulcano con la vetta affogata nelle nuvole che si specchiava in un lago, ed alla nostra destra il sole al tramonto (erano le 21.30!) che incendiava un cielo infinito.
Circa mezz'ora dopo, un secondo momento magico, ha spazzato via ogni residuo di fatica dalle nostre ossa...infreddoliti ed immersi ormai nelle ultimissime luci del giorno (e qui erano le 22.30 passate!!), abbiamo parcheggiato le moto sulla rampa del traghetto che da Pargua in mezz'ora porta sulle sponde dell'isola di Chiloè, con le acque incredibilmente verdi e trasparenti dell'oceano Pacifico lì a pochi metri ed il cielo nero (con le costellazioni tutte a teste in giù!!) sopra, tutto sforacchiato di stelle!!
Sbarcati su Chiloè nel cuore della notte australe, abbiamo appena fatto in tempo a raggiungere un ostello in cui sapelle e longipalpe (casoli-dixit) la fanno da padrone per farci gli auguri del natale più strano, meraviglioso, emozionante e avventuroso della nostra vita con un bicchiere di sangria.
Non al livello della giornata la cena da noi prodotta, una sbobba di 3 tipi di spaghetti, linguini, fettuccini un pò di semola e un pò all'uovo, con pomodoro di 3° scelta e tonno in scatoletta che i più non hanno avuto il coraggio di affrontare nonostante la fame, ma che ha fatto ridere tutti come disperati!!
Buona notte di natale a tutti, qui sono le 2.20 ed è ora di andare a letto...
Qui le foto: http://picasaweb.google.it/simonevallieri/PatagoniaRaidDaConcepcionAdAncud#
Stamattina come da programma la sveglia è suonata per tutti poco prima delle 6. La tabella di marcia prevedeva colazione alle 6.30 e partenza per il porto di Coronel alle 7, nella speranza di poter sdoganare al più presto le moto e partire a razzo per Ancud, sull'isola di Chiloè (730 km a sud di Concepcion).
Le nostre preghiere si sono esaudite, perchè alle ore 11.30 in punto, dopo l'emozionante rito della rottura del sigillo del container, l'ancor più emozionante rimontaggio delle moto e accensione dei motori dopo 50 giorni di sonno, e le foto di rito tra di noi e con le decine di operai del porto assiepati intorno come se fossimo star del cinema, abbiamo innestato la prima e ci siamo messi sulla strada, emozionati come bambini alla vigilia di natale.
Il primo giorno inevitabilmente richiedeva un certo rodaggio dei meccanismi; praticamente nessuno di noi si conosce, motociclisticamente parlando, per cui c'era chi andava a 130, chi a 115, chi a 104, chi ha 200 km di autonomia, chi 500...insomma, un pò di confusione nei primi 100 km, che ci ha fatto perdere più tempo del previsto.
La strada...oggi sapevamo che ci attendeva un giorno di autostrade e strade a scorrimento veloce, niente di particolarmente interessante per un motociclista. Abbiamo approfittato del nullo impegno alla guida per guardarci intorno, osservare l'ambiente che cambiava intorno a noi, respirare i profumi degli alberi di eucalipto e dell'erba umida. A sud di Osorno, quando ancora mancavano 150 km a Puerto Montt, abbiamo cominciato ad intravedere ad est i profili di montagne innevate e, chiaramente distinguibili, le sagome di vulcani dal cono perfetto.
La prima vera emozione, che ha lasciato tutti a bocca aperta, è stata quando ci siamo trovati alla nostra sinistra l'imponente figura di un vulcano con la vetta affogata nelle nuvole che si specchiava in un lago, ed alla nostra destra il sole al tramonto (erano le 21.30!) che incendiava un cielo infinito.
Circa mezz'ora dopo, un secondo momento magico, ha spazzato via ogni residuo di fatica dalle nostre ossa...infreddoliti ed immersi ormai nelle ultimissime luci del giorno (e qui erano le 22.30 passate!!), abbiamo parcheggiato le moto sulla rampa del traghetto che da Pargua in mezz'ora porta sulle sponde dell'isola di Chiloè, con le acque incredibilmente verdi e trasparenti dell'oceano Pacifico lì a pochi metri ed il cielo nero (con le costellazioni tutte a teste in giù!!) sopra, tutto sforacchiato di stelle!!
Sbarcati su Chiloè nel cuore della notte australe, abbiamo appena fatto in tempo a raggiungere un ostello in cui sapelle e longipalpe (casoli-dixit) la fanno da padrone per farci gli auguri del natale più strano, meraviglioso, emozionante e avventuroso della nostra vita con un bicchiere di sangria.
Non al livello della giornata la cena da noi prodotta, una sbobba di 3 tipi di spaghetti, linguini, fettuccini un pò di semola e un pò all'uovo, con pomodoro di 3° scelta e tonno in scatoletta che i più non hanno avuto il coraggio di affrontare nonostante la fame, ma che ha fatto ridere tutti come disperati!!
Buona notte di natale a tutti, qui sono le 2.20 ed è ora di andare a letto...
Qui le foto: http://picasaweb.google.it/simonevallieri/PatagoniaRaidDaConcepcionAdAncud#
giovedì 24 dicembre 2009
La quiete prima della tempesta...
Niente di nuovo sotto il cielo di Concepcion. Oggi, per ingannare il tempo in attesa del ritiro delle moto il 24, ci siamo dedicati alla visita di alcune tra le poche attrazioni offerta dall'immediato circondario di Concepcion. La mattina ci siamo fiondati a Laja, un paesottolo a 90 km a sud-est, per visitare la cascata piu`alta del cile, che la nostra guida paragonava addirittura alle cascate di Iguacu (salvo correggersi successivamente con una nota a margine definendo il confronto un po' esagerato). In effetti la cascata e' abbastanza spettacolare, ma niente di sconvolgente...dopo qualche foto ci siamo rimessi a palla in strada direzione aeroporto di concepcion per far rimuovere i sedili posteriori del nostro "possente" furgone Hyunday H1 (in modo da poter caricare una moto se necessario).
Ripartiti dopo mezz'ora con 3 donne sui sedili anteriori alla guida, e noi uomini caricati dietro come bestie sfuse, abbiamo dedicato il resto del pomeriggio alla visita delle miniere Chiflon del diablo a Lota, squallido sobborgo (favelas e`piu`appropriato...) 40 km a sud di Concepcion. La visita e` stata molto bella e toccante, merito della guida ex minatore che ha saputo narrarci le fatiche e le condizioni terribili del suo lavoro.
La cena (carne, cos'altro!) ha fatto da accompagnamento al briefing per la giornata di domani, la piu' attesa...sveglia alle 6.00, partenza per il porto di Coronel alle 7.00 per andare ad incontrare le nostre amate moto che da oltre 40 giorni dormono dentro ad un container.
L'inizio dell'avventura si avvicina, e noi ci sentiamo tutti elettrizzati come bambini la notte di natale (anche se ancora manca un giorno a natale!!)
Da domani non so quanto e quando troveremo connettivita' internet. Se non fosse possibile farlo prima, auguro a nome mio e di tutti i miei compagni di viaggio un felice natale a tutti!!
Qui le foto: http://picasaweb.google.it/simonevallieri/PatagoniaRaid3GiorniInConcepcion#
Ripartiti dopo mezz'ora con 3 donne sui sedili anteriori alla guida, e noi uomini caricati dietro come bestie sfuse, abbiamo dedicato il resto del pomeriggio alla visita delle miniere Chiflon del diablo a Lota, squallido sobborgo (favelas e`piu`appropriato...) 40 km a sud di Concepcion. La visita e` stata molto bella e toccante, merito della guida ex minatore che ha saputo narrarci le fatiche e le condizioni terribili del suo lavoro.
La cena (carne, cos'altro!) ha fatto da accompagnamento al briefing per la giornata di domani, la piu' attesa...sveglia alle 6.00, partenza per il porto di Coronel alle 7.00 per andare ad incontrare le nostre amate moto che da oltre 40 giorni dormono dentro ad un container.
L'inizio dell'avventura si avvicina, e noi ci sentiamo tutti elettrizzati come bambini la notte di natale (anche se ancora manca un giorno a natale!!)
Da domani non so quanto e quando troveremo connettivita' internet. Se non fosse possibile farlo prima, auguro a nome mio e di tutti i miei compagni di viaggio un felice natale a tutti!!
Qui le foto: http://picasaweb.google.it/simonevallieri/PatagoniaRaid3GiorniInConcepcion#
martedì 22 dicembre 2009
Prime notizie dall´emisfero australe...
Siamo arrivati. Dopo un giorno e mezzo vissuti nell´atmosfera modificata di aerei ed aeroporti, siamo alla fine arrivati a Concepcion. Il tempo e´ splendido, partire dall´italia con 5 gradi sottozero ed essere accolti da 25 gradi e dalla brezza del pacifico non ha prezzo!!
Ritirato il furgone che ci fara´da appoggio per tutto il viaggio fino a puerto natales, e che sara´ la casa della simo e della jessica per tanti km, ci siamo buttati immediatamente sotto le docce di un insolitamente "lussuoso" hotel in centro a Concepcion.
Per ora niente di straordinario da segnalare, a parte il clima e la stranezza di vedere decorazioni natalizie e ascoltare orchestrine suonare motivetti tipo notte di natale in maniche corte e ciabatte. Stiamo sostanzialmente ingannando il tempo in attesa di poter recuperare le nostre moto.
Questa mattina Primiano ha incontrato i responsabili della compagnia di navigazione e della dogana, speriamo di poter partire entro mezzogiorno del 24 (prima non se ne parla perche´ la nave con il container arriva domani alle 15).
Ritirato il furgone che ci fara´da appoggio per tutto il viaggio fino a puerto natales, e che sara´ la casa della simo e della jessica per tanti km, ci siamo buttati immediatamente sotto le docce di un insolitamente "lussuoso" hotel in centro a Concepcion.
Per ora niente di straordinario da segnalare, a parte il clima e la stranezza di vedere decorazioni natalizie e ascoltare orchestrine suonare motivetti tipo notte di natale in maniche corte e ciabatte. Stiamo sostanzialmente ingannando il tempo in attesa di poter recuperare le nostre moto.
Questa mattina Primiano ha incontrato i responsabili della compagnia di navigazione e della dogana, speriamo di poter partire entro mezzogiorno del 24 (prima non se ne parla perche´ la nave con il container arriva domani alle 15).
martedì 1 dicembre 2009
Lampi di luce nel grigio
Ci sono persone che sono lampi di luce nel grigio della nostra società moderna. Schegge impazzite che sfuggono alla macchina tritatutto che centrifuga tutti quanti noi quotidianamente e che ci riduce alla stregua di quelle schiere di soldatini di terracotta che ogni tanto emergono dalle tombe di qualche imperatore cinese di mille anni fa.
Ogni tanto, mentre vivi la tua giornata, capita che in qualche modo ti passi sotto gli occhi l'avventura di un ragazzo che ha saputo rompere gli schemi e che ti dia una grande dimostrazione di voglia di vivere, umanità, coraggio, semplicità e spensieratezza. Ogni tanto capita che qualcuno ci dimostri che le uniche vere catene che ci tengono prigionieri sono quelle della nostra mente, delle nostre incertezze e debolezze. Ogni tanto capita che non sia un vecchio saggio ad insegnarti i segreti ed i misteri della vita, ma un ragazzo che ha avuto il coraggio di vivere la vita al 110%.
Grazie a Gionata Nencini che è riuscito a darmi la scossa in una fredda giornata di inizio dicembre
http://dailymotion.virgilio.it/video/x97reo_un-viaggio-nel-mondo-in-moto_travel
Ogni tanto, mentre vivi la tua giornata, capita che in qualche modo ti passi sotto gli occhi l'avventura di un ragazzo che ha saputo rompere gli schemi e che ti dia una grande dimostrazione di voglia di vivere, umanità, coraggio, semplicità e spensieratezza. Ogni tanto capita che qualcuno ci dimostri che le uniche vere catene che ci tengono prigionieri sono quelle della nostra mente, delle nostre incertezze e debolezze. Ogni tanto capita che non sia un vecchio saggio ad insegnarti i segreti ed i misteri della vita, ma un ragazzo che ha avuto il coraggio di vivere la vita al 110%.
Grazie a Gionata Nencini che è riuscito a darmi la scossa in una fredda giornata di inizio dicembre
http://dailymotion.virgilio.it/video/x97reo_un-viaggio-nel-mondo-in-moto_travel
martedì 17 novembre 2009
In memoria di Chris McCandless
"So many people live within unhappy circumstances and yet will not take the initiative to change their situation because they are conditioned to a life of security, conformity, and conservatism, all of which may appear to give one peace of mind, but in reality nothing is more dangerous to the adventurous spirit within a man than a secure future. The very basic core of a man’s living spirit is his passion for adventure. The joy of life comes from our encounters with new experiences, and hence there is no greather joy than to have an endlessly changing horizon, for each day to have a new and different sun. — C.M.C."
"C’è tanta gente infelice che tuttavia non prende l’iniziativa di cambiare la propria situazione perchè è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà per l’animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo. Il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l’avventura. La gioia di vivere deriva dall’incontro con nuove esperienze, e quindi non esiste gioia più grande dell’avere un orizzonte in continuo cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso - C.M.C."
domenica 8 novembre 2009
Patagonia - prologo
Alea iacta est. Il dado è tratto.
Le moto stanno ora riposando una accanto all'altra in un piccolo e scalcinato container al porto di Livorno.
La giornata è iniziata presto, troppo presto visto che tutti siamo andati a letto tardi per colpa di moto e macchine da caricare, valige da chiudere, ripensamenti dell'ultimo momento su cosa metterci dentro, ansia ed agitazione che nonostante la stanchezza ci hanno tormentato per molti minuti anche dopo che la luce si è spenta.
La sveglia, implacabile ed incurante della nostra stanchezza, ringhia alle 5.30 in punto, ma servirà ancora qualche minuto per trovare la forza di abbandonare il caldo delle coperte. Nel frattempo tendiamo l'orecchio nel silenzio per capire se piove...no, non pare...
La forza di alzarci arriva, certamente rafforzata dalla consapevolezza che stiamo per fare qualcosa di molto importante e a lungo sognato...
L'appuntamento è all'autostrada alle 6.30, con Luca e Matteo. La Simo e la Je viaggeranno per conto loro con le macchine cariche (di ricambi, materiale da imballaggio, bagagli), non vogliamo obbligarle ad andare lente come noi, intenti a non cadere e a non rovinare le gomme tassellate.
Il viaggio fila tutto tranquillo, fa freddino ma niente di insopportabile (tranne l'aria gelida all'autogrill sul passo della Cisa). Ringraziamo tutti quanti il cielo perchè, per ora, il tempo è assolutamente splendido ed il sole ben presto si alza per riscaldarci un pò.
La strada scivola via veloce, nonostante la velocità di crociera sia moderata. Nel casco ascolto un pò di musica, canto, fischietto; mi gusto ogni chilometro, perchè so che ognuno di essi mi porta più vicino alla Patagonia. Luca e Matte si rivelano compagni di viaggio eccezionali ed attenti: rallentano immediatamente appena mi vedono attardato di qualche centinaio di metri, preoccupati che qualcosa non vada. Tutto ok, faccio segno, ho dovuto rallentare per infilarmi al volo e con una mano gli occhiali da sole sfilandomi un guanto ed estraendoli da una tasca della giacca. Non proprio una cosa che ti insegnano a scuola guida :-). Resta il piacere di sapere che quando si viaggia in gruppo, tutti sono attenti a tutti. Ci servirà questa attenzione, laggiù sulla ruta 40...
Incontriamo poco prima di La Spezia un motociclista solitario, e ci rendiamo subito conto che è Antonio, il nostro compagno di viaggio di Milano, e proseguiamo insieme fino al porto dove ad attenderci troviamo la Simo, la Je, e Piero.
Il tempo stringe, sono già le 9.30, dobbiamo affrettarci perchè alle 12 lo spedizioniere chiude i battenti.
Prima di tutto dobbiamo scollegare le batterie, smontare le valige, scaricare le macchine di tutto quello che andrà nel container.
Antonio intanto è partito in 4°, scarica dalla Fiesta della moglie Marzia una pedana in legno che nessuno di noi ha capito come potesse stare sulla piccola utilitaria e si mette al lavoro per preparare la sua moto.
Ci siamo tutti accorti subito che Antonio è un ragazzo molto...scrupoloso. Direi...preciso. E soprattuto, LENTO :-) Per fissare la sua moto nel container c'è voluto il tempo che abbiamo impiegato a mettere anche tutte le altre 5!!! Grande Antonio, ma è perfettamente comprensibile visto che si tratta di legare una moto che costa 20.000 euro e che deve viaggiare per 40 giorni su una nave.
Ovviamente di riuscire a sistemare tutte le cavalcature entro le 12 non c'è stato verso, anche perchè Primiano è arrivato molto dopo di noi, verso le 11.30, sotto una fitta e fastidiosa pioggia incominciata per fortuna qualche minuto dopo che avevamo finito di fare le ultime operazioni sulle moto ed iniziato a caricare.
Sotto gli occhi umidi (non si sa se di pioggia o se di commozione) e gli sguardi un pò perplessi di tutti noi al container arrugginito della MSC, il responsabile della Isa Spedizioni ha chiuso i pesanti portoni di acciaio e messo il sigillo.
Non ci restava che dare una pacca al freddo metallo che deve proteggere le nostre amate moto e andare a festeggiare il via di questa avventura in un ristorante vicino al porto dal nome molto promettente ed esotico (il deserto).
Fra poco più di quaranta giorni le riabbracceremo e sarà l'inizio del nostro VIAGGIO ALLA FINE DEL MONDO...
Qui le foto http://picasaweb.google.it/simonevallieri/Patagonia#
venerdì 6 novembre 2009
Il lunedi nero...
Tutto il mondo riconosce nell'espressione "lunedi nero" la data del 28 ottobre 1929, quando il crollo della borsa di Wall Street mise in ginocchio l'economia americana e mondiale...
Anche noi, aspiranti Patagonici di Reggio, Chivasso, Milano e Bari abbiamo avuto il nostro Lunedi Nero. Per una serie di circostanze, incomprensioni, leggerezze (non nostre), a partire dalle 09.00 di lunedi mattina e per le successive 48 ore non potevamo più fregiarci del titolo di "patagonici".
Per me, che sogno questo viaggio da ormai 2 anni, è stata una mazzata pesante. Ho reagito prima con rabbia, che è un sentimento a me praticamente sconosciuto, poi è subentrata una profonda delusione. Mi sentivo un pò come quando l'adrenalina abbandona il corpo e lo lascia in uno stato di torpore...
Per difendere i nostri sogni abbiamo reagito come un corpo solo: io, Primiano, Antonio, Piero, Luca, Veronica e Matteo abbiamo dato vita ad un vortice di telefonate, idee, proposte che dovevano risolvere nell'arco di 24 ore gli effetti del Lunedi Nero.
Come capita nei film thriller più avvincenti, quando ormai tutto sembrava perduto, quando ormai anche io inguaribile ottimista stavo cominciando a rassegnarmi a vedere sfumare tutto, due ragazze meravigliose hanno risposto alla chiamata e ci hanno rimesso di colpo sull'aereo e sul container con destinazione Sud America.
Sono estremamente orgoglioso e grato alla Simo e alla Je, senza le quali domani saremmo probabilmente a spasso in qualche centro commerciale e non al porto di Livorno a riempire un container con le nostre moto. A loro voglio dire che non potevo immaginare soluzione più bella, fare IL viaggio sapendole con me rende il tutto semplicemente perfetto.
Sono molto contento e gasato anche dai rapporti che si stanno creando con tutti i ragazzi (e ragazze!) del gruppo: questo "contrattempo" ha accelerato il processo di conoscenza, ha obbligato tutti a mostrare quanto ci tengono al viaggio, ha messo la prova la capacità di tutti di ragionare come una sola persona, di mettersi a disposizione per trovare una soluzione condivisa.
Sono certo che la bellezza della Patagonia sarà quantomeno eguagliata dalla bellezza dei rapporti umani che si cementeranno con il sudore, la polvere, la fatica e le difficoltà che inevitabilmente dovremo affrontare
Anche noi, aspiranti Patagonici di Reggio, Chivasso, Milano e Bari abbiamo avuto il nostro Lunedi Nero. Per una serie di circostanze, incomprensioni, leggerezze (non nostre), a partire dalle 09.00 di lunedi mattina e per le successive 48 ore non potevamo più fregiarci del titolo di "patagonici".
Per me, che sogno questo viaggio da ormai 2 anni, è stata una mazzata pesante. Ho reagito prima con rabbia, che è un sentimento a me praticamente sconosciuto, poi è subentrata una profonda delusione. Mi sentivo un pò come quando l'adrenalina abbandona il corpo e lo lascia in uno stato di torpore...
Per difendere i nostri sogni abbiamo reagito come un corpo solo: io, Primiano, Antonio, Piero, Luca, Veronica e Matteo abbiamo dato vita ad un vortice di telefonate, idee, proposte che dovevano risolvere nell'arco di 24 ore gli effetti del Lunedi Nero.
Come capita nei film thriller più avvincenti, quando ormai tutto sembrava perduto, quando ormai anche io inguaribile ottimista stavo cominciando a rassegnarmi a vedere sfumare tutto, due ragazze meravigliose hanno risposto alla chiamata e ci hanno rimesso di colpo sull'aereo e sul container con destinazione Sud America.
Sono estremamente orgoglioso e grato alla Simo e alla Je, senza le quali domani saremmo probabilmente a spasso in qualche centro commerciale e non al porto di Livorno a riempire un container con le nostre moto. A loro voglio dire che non potevo immaginare soluzione più bella, fare IL viaggio sapendole con me rende il tutto semplicemente perfetto.
Sono molto contento e gasato anche dai rapporti che si stanno creando con tutti i ragazzi (e ragazze!) del gruppo: questo "contrattempo" ha accelerato il processo di conoscenza, ha obbligato tutti a mostrare quanto ci tengono al viaggio, ha messo la prova la capacità di tutti di ragionare come una sola persona, di mettersi a disposizione per trovare una soluzione condivisa.
Sono certo che la bellezza della Patagonia sarà quantomeno eguagliata dalla bellezza dei rapporti umani che si cementeranno con il sudore, la polvere, la fatica e le difficoltà che inevitabilmente dovremo affrontare
mercoledì 28 ottobre 2009
Su il sipario....
Vorrei alzare il sipario sul mio blog prendendo spunto da un film che adoro perchè racconta della mia terra. Penso che il discorso di Benassi calzi a pennello...
« Buonanotte. Quì è Radio Raptus, e io sono Benassi - Ivan. Forse lì c'è qualcuno che non dorme. Beh, comunque che ci siete oppure no io c'ho una cosa da dire. Oggi ho avuto una discussione con un mio amico. Lui è uno di quelli bravi: bravi a credere in quello in cui gli dicono di credere. Lui dice che se uno non crede in certe cose non crede in niente. Beh, non è vero: anch' io credo. Credo nelle rovesciate di Bonimba e nei riff di Keith Richards; credo al doppio suono di campanello del padrone di casa che vuole l'affitto ogni primo del mese; credo che ognuno di noi si meriterebbe di avere una madre e un padre che siano decenti con lui almeno finché non si sta in piedi; credo che un Inter come quella di Corso, Mazzola e Suarez non ci sarà mai più, ma non è detto che non ce ne saranno altre belle in maniera diversa; credo che non sia tutto qua, però, prima di credere in qualcos'altro bisogna fare i conti con quello che c'è qua, e allora mi sa che crederò prima o poi in qualche Dio; credo che semmai avrò una famiglia sarà dura tirare avanti con 300.000£ al mese, però credo anche che se non leccherò culi come fa il mio caporeparto difficilmente cambieranno le cose; credo che c'ho un buco grosso dentro ma anche che il Rock 'n' roll, qualche amichetta, il calcio, qualche soddisfazione sul lavoro e le stronzate con gli amici, beh, ogni tanto questo buco me lo riempiono; credo che la voglia di scappare da un paese con 20.000 abitanti vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso, e credo che da te non ci scappi neanche se sei Eddy Merckx; credo che non è giusto giudicare la vita degli altri, perché comunque non puoi sapere proprio un cazzo della vita degli altri. Credo che per credere, certi momenti, ti serve molta energia. Ecco, vedete un po' di ricaricare le vostre scorte con questo. »
« Buonanotte. Quì è Radio Raptus, e io sono Benassi - Ivan. Forse lì c'è qualcuno che non dorme. Beh, comunque che ci siete oppure no io c'ho una cosa da dire. Oggi ho avuto una discussione con un mio amico. Lui è uno di quelli bravi: bravi a credere in quello in cui gli dicono di credere. Lui dice che se uno non crede in certe cose non crede in niente. Beh, non è vero: anch' io credo. Credo nelle rovesciate di Bonimba e nei riff di Keith Richards; credo al doppio suono di campanello del padrone di casa che vuole l'affitto ogni primo del mese; credo che ognuno di noi si meriterebbe di avere una madre e un padre che siano decenti con lui almeno finché non si sta in piedi; credo che un Inter come quella di Corso, Mazzola e Suarez non ci sarà mai più, ma non è detto che non ce ne saranno altre belle in maniera diversa; credo che non sia tutto qua, però, prima di credere in qualcos'altro bisogna fare i conti con quello che c'è qua, e allora mi sa che crederò prima o poi in qualche Dio; credo che semmai avrò una famiglia sarà dura tirare avanti con 300.000£ al mese, però credo anche che se non leccherò culi come fa il mio caporeparto difficilmente cambieranno le cose; credo che c'ho un buco grosso dentro ma anche che il Rock 'n' roll, qualche amichetta, il calcio, qualche soddisfazione sul lavoro e le stronzate con gli amici, beh, ogni tanto questo buco me lo riempiono; credo che la voglia di scappare da un paese con 20.000 abitanti vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso, e credo che da te non ci scappi neanche se sei Eddy Merckx; credo che non è giusto giudicare la vita degli altri, perché comunque non puoi sapere proprio un cazzo della vita degli altri. Credo che per credere, certi momenti, ti serve molta energia. Ecco, vedete un po' di ricaricare le vostre scorte con questo. »
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