martedì 12 agosto 2014

EL PASTELERO STANCO

Se addormentarsi nell'idillio vissuto ieri è stato dolce, altrettanto lo è stato il risveglio.
Ancora immerso in un dormiveglia più dormi che veglia riesco a sentire qualcuno che nella nostra jurta sta preparando da mangiare. Affettare, soffriggere, mescolare...ed un profumino meraviglioso levarsi nell'aria.
La famiglia che ci ospita fa colazione all'alba, sentiamo bisbigliare e passi ma nulla ci distoglie dal nostro imperterrito sonno.
Che figura...3 maschioni adulti in vacanza che dormono fino alle 8, e qui i bambini di 6-7 anni che si alzano con il sole e dopo aver mangiato qualcosa vanno a pascolare gli animali. Le mollezze occidentali...
La colazione è sontuosa, il frutto di quell'affettare e soffriggere è un piatto di noodles con patate carne ed altre verdure ed il profumo è eccezionale. Peccato che io e Stefano appena alzati proprio non riusciamo a mandare giù nulla di salato e cosi saporito.
Ce l'avessero offerto la sera prima ne avrei spazzolati non so quanti piatti. Peccato...un pò di pane e qualche tazza di tè andranno bene lo stesso.
Oggi siamo finalmente pronti per entrare in Tajikistan. Non male se considerate che avremmo dovuto farlo, secondo programmi, il secondo giorno di viaggio. Ma almeno fino al lago Karakol e al passo Ak Baital vogliamo arrivare, sia per Ste che non ci è mai stato sia per dare un senso ai 150€ spesi per il visto tajiko.
La novità del giorno è che Giacomino rantola perchè sta poco bene...brividi, dolori, malessere diffuso...ci manca anche questa dai, e poi ormai abbiamo avuto tutti i problemi possibili. Si decide comunque di continuare e magari fermarsi poco dopo il confine.
Appena prima della dogana kirghiza (che superiamo in 10 minuti) incontriamo un motociclista polacco con il quale dividiamo un pezzetto di questa strada nella terra di nessuno tra le due frontiere rotta, rovinata, piena di buche e con un guado "a sorpresa" che rischia di far cadere sia Giacomo che Stefano. Io me la cavo senza problemi perchè sono ultimo e Ste mi fa cenno di rallentare.
La pista fa schifo, ma è pur sempre meglio di come la trovammo l'anno scorso quando l'acqua dei guadi era color cioccolato per via della terra rossa di questi monti e quando 200 metri di carreggiata erano praticamente una cascata.
Io continuo a litigare con le "palle di gnu" (il nome che abbiamo affibbiato a queste stupide borse morbide noleggiate con le moto) che su questa motoretta più piccola di quella che avevo prima non ne vogliono proprio sapere di stare ferme. Mi stoppo un paio di volte, armeggio, impreco, tiro cinghie, mollo cinghie, mollo calci. Boh vabbè, alla fine seppur tutte storte le borse stanno attaccate alla moto, tanto basta.
Alla dogana tajika l'anno scorso ci scroccarono 10 dollari con la scusa che ci mancava un documento, questa volta ce li scroccano per rilasciarsi un foglio che certifica che noi e le nostre moto non siamo infetti! Da cosa non si sa, però è molto buffo quando due soldati in divisa con due spruzzini a pompetta ci "lavano" le ruote.
Efficacissimo. Tranquilli, ora stiamo a posto.
La nostra fortuna è stata poter superare tutte queste pratiche con l'aiuto del polacco che parla perfettamente russo e ha fatto il lavoro per noi. In mezzo un'oretta piacevole di chiacchiere su...moto e viaggi, che altro se no?!
Esattamente come nel 2013 l'impatto nel passare dal Tajikistan al Kirghizistan (e viceversa) è sconcertante. Tanto è verde e ricca di colori la terra dalla quale proveniamo, tanto è arido e desolato il Pamir. E i 50 km che ci portano a Karakol, sulle sponde del lago omonimo, sono solo il preludio di 500km di un altopiano che è probabilmente uno dei luoghi più simili alla luna che si possa vedere.
Giacomo non sta bene e decidiamo di fermarci a dormire qui sul lago in una homestay semplicissima ma carina e molto dignitosa. I proprietari sono due signori sui 60 (ma ne dimostrano almeno 15-20 di più) dolci e gentili.
Il paesottolo è squallido, polveroso e lontanissimo da tutto. Sary Tash a nord dista 100km oltre confine, Murghab a sud oltre 120.
Approfittiamo della sosta al pomeriggio presto per rilassarci, dormire un pò, far rantolare Giacomo nel suo sacco a pelo (ha 38.6 di febbre) e programmiamo per domani di rimanere ancora qui per dar modo a El Pastelero di riprendersi un pò perchè il giorno dopo bisogna assolutamente ripartire verso il Kirghizistan. I giorni cominciano a scarseggiare.
Dopo cena (zuppone atomico!) io e Stefano ci avventuriamo al buio, anzi alla luce di una meravigliosa luna piena, attraverso i vicoli di Karakol per andare sulle sponde del lago a fare qualche foto.
Sto entrando nella routine di viaggio, ho sempre bisogno di un pò di tempo per entrare nel mood giusto...peccato che non è come l'anno scorso, non si sta via un mese, quindi quando inizierò a sentirmi in perfetta armonia sarà ora di tornare alla vita di tutti i giorni.
Ma va bene cosi

Nessun commento:

Posta un commento