Lungo la pista che da nord-est scende dal Song Kol quattro anni fa mi capitò una delle cose che più ho impressa dei miei viaggi. Io Giacomo e Andrea ci fermammo per fare una foto alla quale seguirono chiacchiere e sigaretta, e nel frattempo si avvicinò a noi il solito bambino curioso uscito da una casetta li vicino.
Ricordo che avevo in una borsa un astuccio pieno di pennarelli e block notes presi all'ultimo momento da regalare ai bambini che avremmo incontrato, e ricordo anche che ne avevo presi troppi e che ci litigavo ogni volta che dovevo frugare tra i bagagli, così li regalai a quel bimbo.
Quello che non dimentico è la gioia sfrenata che lessi nei suoi occhi e nella sua corsa a perdifiato verso casa con le mani piene di carta e pennarelli, il suo continuo voltarsi verso di noi per salutarci e ringraziarci e la corsa felice e scomposta. Mi sono sempre pentito di non avere avuto la prontezza di tirare fuori la telecamera che di solito durante quel viaggio avevo sempre in mano...ma in fondo non importa, perchè non lo dimenticherò mai...
Ci rimangono 3 giorni da spendere prima di consegnare le moto a Bishkek, e da Kochkor dove dormiamo decidiamo di fare un giro ad anello che ci porti verso la Suusamyr Valley per poi tornare a Kochkor facendo una pista che valica il passo Karakol, a sud della catena di montagne che ci separa proprio dalla capitale.
L'andata verso Suusamyr in effetti almeno per i primi 100 km è alquanto noiosa, tanto che ad ora di pranzo passiamo due ore a costruire una diga di sassolini su un fiume all'ombra di una betulla per trovare un pò di eccitazione (87 anni in due....). Ci rifacciamo parzialmente gli occhi solo negli ultimi 70 km sterrati lungo il fiume Kokomeren, lungo una gola che stringe le acque super blu. Dopo un pò di vagabondaggio alla ricerca di un posto decente dove dormire ci piazziamo in quello che dovrebbe essere un campo di yurte e che in realtà è due yurte, due cessi di cui uno con la porta divelta e vista tangenziale e 5 container adattati a camere. Una porcheria insomma, utile solo a farci smaltire un paio di buste di risotto scaldato sul fornelletto a gas pur di evitare una cena ad alto potenziale schifezza.
Durante la notte fa un freddo cane, anche perchè "il vento" (ma più probabilmente Giacomino che si alza a fare pipì) lascia la porta spalancata. E fuori piove. Piove. Piove pesantemente e rumorosamente sulla lamiera del nostro loculo 5 stelle superior.
Quando l'impellente bisogno costringe anche me ad abbandonare le sacre coltri mi accorgo che non piove più, ma sotto il cielo pesante le cime delle montagne intorno a noi sono imbiancate di neve. Ci mettiamo circa 10 minuti per decidere che se qui siamo a 2000 metri e la quota neve a occhio è a 2500/2700, fare il passo Karakol a 3500 metri in una valle secondaria a traffico zero è una cosa che proprio non ci va e quindi l'ultimo giorno di viaggio non sarà domani ma oggi. Si va a Bishkek.
Ci imbacucchiamo (mi imbacucco) di tutto punto per affrontare il valico a 3200 sulla M41 che sta proprio qui a pochi chilometri e in un paio d'ore siamo di nuovo all'hotel Salut dove 25 giorni fa abbiamo iniziato le nostre peregrinazioni.
Due giorni di cazzeggio, dormite, chiacchiere con altri viaggiatori, progetti già per un prossimo viaggio, birre, cibo è tutto quello che chiediamo prima di saltare sul volo che ci riporterà in Italia.
Non è stato un vero e proprio viaggio, è stata una vacanza avventurosa. Senza lo stress di una tabella di marcia, senza la pressione di tempi da rispettare, visti che scadono, contrattempi e rompicapi da risolvere, senza guasti, con i giusti tempi per riposare.
L'avere a disposizione tempo, la cosa più preziosa, ci ha dato la serenità di poter affrontare qualche pista ostica che probabilmente per prudenza in un viaggio con un programma da rispettare per prudenza non avremmo fatto.
E' stato bello, bellissimo, anche tornare al lavoro senza la stanchezza mentale e fisica degli anni precedenti.
Ma in fondo....lo stress, la fatica, l'adrenalina, le bestemmie e i guai...sono le cose che rendono indimenticabili i viaggi.
E un pò questo mi è mancato.
Ricordo che avevo in una borsa un astuccio pieno di pennarelli e block notes presi all'ultimo momento da regalare ai bambini che avremmo incontrato, e ricordo anche che ne avevo presi troppi e che ci litigavo ogni volta che dovevo frugare tra i bagagli, così li regalai a quel bimbo.
Quello che non dimentico è la gioia sfrenata che lessi nei suoi occhi e nella sua corsa a perdifiato verso casa con le mani piene di carta e pennarelli, il suo continuo voltarsi verso di noi per salutarci e ringraziarci e la corsa felice e scomposta. Mi sono sempre pentito di non avere avuto la prontezza di tirare fuori la telecamera che di solito durante quel viaggio avevo sempre in mano...ma in fondo non importa, perchè non lo dimenticherò mai...
Ci rimangono 3 giorni da spendere prima di consegnare le moto a Bishkek, e da Kochkor dove dormiamo decidiamo di fare un giro ad anello che ci porti verso la Suusamyr Valley per poi tornare a Kochkor facendo una pista che valica il passo Karakol, a sud della catena di montagne che ci separa proprio dalla capitale.
L'andata verso Suusamyr in effetti almeno per i primi 100 km è alquanto noiosa, tanto che ad ora di pranzo passiamo due ore a costruire una diga di sassolini su un fiume all'ombra di una betulla per trovare un pò di eccitazione (87 anni in due....). Ci rifacciamo parzialmente gli occhi solo negli ultimi 70 km sterrati lungo il fiume Kokomeren, lungo una gola che stringe le acque super blu. Dopo un pò di vagabondaggio alla ricerca di un posto decente dove dormire ci piazziamo in quello che dovrebbe essere un campo di yurte e che in realtà è due yurte, due cessi di cui uno con la porta divelta e vista tangenziale e 5 container adattati a camere. Una porcheria insomma, utile solo a farci smaltire un paio di buste di risotto scaldato sul fornelletto a gas pur di evitare una cena ad alto potenziale schifezza.
Durante la notte fa un freddo cane, anche perchè "il vento" (ma più probabilmente Giacomino che si alza a fare pipì) lascia la porta spalancata. E fuori piove. Piove. Piove pesantemente e rumorosamente sulla lamiera del nostro loculo 5 stelle superior.
Quando l'impellente bisogno costringe anche me ad abbandonare le sacre coltri mi accorgo che non piove più, ma sotto il cielo pesante le cime delle montagne intorno a noi sono imbiancate di neve. Ci mettiamo circa 10 minuti per decidere che se qui siamo a 2000 metri e la quota neve a occhio è a 2500/2700, fare il passo Karakol a 3500 metri in una valle secondaria a traffico zero è una cosa che proprio non ci va e quindi l'ultimo giorno di viaggio non sarà domani ma oggi. Si va a Bishkek.
Ci imbacucchiamo (mi imbacucco) di tutto punto per affrontare il valico a 3200 sulla M41 che sta proprio qui a pochi chilometri e in un paio d'ore siamo di nuovo all'hotel Salut dove 25 giorni fa abbiamo iniziato le nostre peregrinazioni.
Due giorni di cazzeggio, dormite, chiacchiere con altri viaggiatori, progetti già per un prossimo viaggio, birre, cibo è tutto quello che chiediamo prima di saltare sul volo che ci riporterà in Italia.
Non è stato un vero e proprio viaggio, è stata una vacanza avventurosa. Senza lo stress di una tabella di marcia, senza la pressione di tempi da rispettare, visti che scadono, contrattempi e rompicapi da risolvere, senza guasti, con i giusti tempi per riposare.
L'avere a disposizione tempo, la cosa più preziosa, ci ha dato la serenità di poter affrontare qualche pista ostica che probabilmente per prudenza in un viaggio con un programma da rispettare per prudenza non avremmo fatto.
E' stato bello, bellissimo, anche tornare al lavoro senza la stanchezza mentale e fisica degli anni precedenti.
Ma in fondo....lo stress, la fatica, l'adrenalina, le bestemmie e i guai...sono le cose che rendono indimenticabili i viaggi.
E un pò questo mi è mancato.