Ho dormito con un’altra. Gatta.
Si ho fatto le corna a Pieroangela per una notte lasciando
Brunilde (la chiameremo così) dormire sulla pesantissima coperta dei Minions in
questa stupenda yurta dispersa nel nulla.
Dormo pochissimo, probabilmente a causa dell’altitudine che
porta insonnia e probabilmente anche a causa del fatto che ogni 10 respiri
inconsciamente ne faccio due profondissimi per l’aria rarefatta. Mi appisolo
che ormai albeggia, ma Brunilda scova dietro ad una tendina vicina alla mia
testa il pentolone del latte di yak e il suo lappare a pochi centimetri dalla
mia testa mi sveglia.
Cattiva Brunilda! Cattiva! Quello è il latte che ci viene
servito scaldato sulla stufa a cacca secca per colazione, e ovviamente prima io
poi Giacomo approfittiamo della distrazione delle nostre ospiti per ricacciare
le due tazzone fumanti nel pentolone. Non faccio una cacca degna di tale nome
da 20 giorni, il latte di yak caldo leccato dal gatto potrebbe scatenare la
maledizione di Lenin e costringermi a ripetuti squat sul buco.
Siamo poco oltre la metà della pista che ci deve riportare a
Murghab, e io ho poca voglia di scassarmi l’anima come ieri. Per fortuna per
una volta va di lusso, e a parte i primi 20 chilometri di canali secchi di
terra (il peggio del peggio, secondo me) poi la pista si spiana
meravigliosamente e diventa una specie di biliardo.
Menzione speciale per i pochi chilometri sul fondo di un
piccolo lago secco che ci ricorda tremendamente il lago Iriki nel sud del
Marocco.
Ci appollaiamo svogliatamente a Murghab dopo nemmeno 150 km
di strada, ingannando il pomeriggio con la solita manutenzione spicciola a
filtri e catene. Giacomo si accorge di una piccola crepa nel metallo del
supporto della pedana destra, certamente conseguenza della caduta di ieri e
decidiamo di ripararla ad Osh per evitare che guidando in piedi questa possa
allargarsi.
Decisamente più intensa è invece la nostra domenica, che
ripercorrendo a ritroso la strada fatta giorni fa (ho perso il conto e questo è
bellissimo!) ci riporta a Osh fatturando 450 km, due passi da oltre 4000 metri,
qualche decina di chilometri di tole ondulè fatti a tutta manetta (dio che
goduria!!!), due frontiere e un male al culo pazzesco!
Ci fermiamo qui un giorno, Giacomo al momento è da Patrick “Muztoo”
a far saldare la pedana e riparare il tubo del radiatore che piscia acqua, io
scrivo sotto al portico della amata TES Guesthouse in mezzo a viaggiatori in
bici, tre equipaggi del Mongol Rally, una coppia di signori anziani con un Land
Rover Defender attrezzato per fare il giro dell’universo, e un cinese scassaminchia
che mangia semini di girasole che sputa elegantemente nel prato.
Da domani parte la perlustrazione del Kirgizstan, sempre
rigorosamente senza una pianificazione che vada oltre le prossime 36 ore
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