Il giorno di abbruttimento a Naryn ci è servito non solo per
stabilire chi è il più forte nei 100 metri ma anche per fare il permesso per il
lago Kel Suu, una meraviglia incastrata tra le montagne del Tien Shan a pochi
chilometri dalla Cina. E’ da quando abbiamo visto un bellissimo video su
Youtube questa primavera che smaniamo per venirci, e ora siamo a soli 136
chilometri dalle sue acque turchesi.
Però, c’è un bel però. Il meteo.
Qua non siamo in Tajikistan dove l’aridità limita le
precipitazioni estive a quasi zero…il passaggio tra un paese e l’altro a pochi
chilometri da Sary Tash rende chiaramente l’idea della differenza climatica dei
due paesi. Venendo dal Tajikistan e superando il passo Kyzyl Art si passa dalla
desolata aridità ai pascoli rigogliosi, dalla roccia nuda alle foreste di
abeti. Il Pamir è un formidabile spartiacque climatico.
Il lago Kel Suu è a
3500 metri di altitudine, è impensabile andarci nei prossimi due giorni
nei quali hanno messo pioggia e temporali perché il rischio, oltre che
rovinarsi la giornata, è che lassù nevichi. E comunque le acque turchesi del
lago con il maltempo sarebbero grigie…
Dopo lunghe discussioni, piani ed ipotesi, decidiamo di non
rimanere un altro giorno fermi a Naryn a fare la muffa ma di spostarci verso
nord est lungo la sponda meridionale del lago Yssyk Kol fregandocene
dell’eventuale maltempo perché tanto è tutto asfalto, da li tentare di fare un
passo di montagna bello tosto (il passo Tosor) che ci riporterebbe dopo un paio
di giorni di nuovo a Naryn, per poi sfruttare gli ultimi giorni del nostro
viaggio che dovrebbero essere baciati dal sole (grattata di balle) per fare il
Kel Suu.
Circa a metà dei 280 km che ci separano dal villaggio di
Tosor (dove parte la pista per il passo) scorgiamo in lontananza un uomo
capelli lunghi e camicia che si sbraccia in mezzo alla strada. E’ Cristiano, il
Master of Puppets del Kirgizstan! Quello che due giorni fa da Milano
organizzava l’appuntamento con Xenia per lo scambio della gomma. Con lui ci
sono la sua compagna Sabrina, e Wizz che è partito dall’Italia due mesi fa con
la morosa e che sta andando in Mongolia. Wizz è un matto (ma matto vero, visto
che è andato a Capo nord in moto a febbraio) e nonostante sia molto giovane è
già una celebrità tra i motociclisti viaggiatori italiani.
Insomma…. ’sto kirgizstan è veramente microscopico!
Continuiamo ad imbatterci in amici, conoscenti, ad incontrare in luoghi diversi
sempre le stesse persone (tipo Joshua, incontrato stamattina per la terza volta
a 600 chilometri da dove lo avevamo visto giorni fa). Sembra una festa più che
un viaggio.
Dopo i reciproci auguri di proseguimento ognuno per le
proprie mete, io e Giacomo constatiamo felicemente che il maltempo ce lo siamo
lasciati alle spalle e che davanti a noi il cielo è sereno e la temperatura una
volta raggiunte le sponde dell’immenso Yssyk Kol è finalmente piacevole.
La nostra felicità, è superfluo dirlo, durerà circa i 18
minuti necessari ad un nerissimo fronte temporalesco per inseguirci e
raggiungerci riducendoci a crostini di pane ammollati nella zuppa
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