domenica 11 agosto 2013

VIAGGIO - CAPITOLO 2

Murghab vista nella accecante luce del mattino appare ancora più povera. I volti delle persone sono diversi da quelli visti nell'ultima settimana, cominciano a notarsi già i lineamenti mongolo/kirgisi. Del resto siamo a meno di 200km dal confine.
Ci siamo fatti una bella dormita io e Andrea, mentre Giacomo ha rotto i maroni tutta notte perchè era alle prese con un forte mal di testa certamente dall'altitudine. Lo zittiamo con un Moment Act...o almeno lo zittiamo dei suoi lamenti ma ci ritroviamo con un cinghiale che russa. O è Andrea? Probabilmente tutti e due...come al solito risolvo con le cuffie e l'mp3 nelle orecchie.
Oggi è il nostro ultimo giorno in Tajikistan, siamo diretti verso l'ultimo tratto della strada del Pamir che termina a Osh in Kirgizstan.
Dai 3600 metri di Murghab la strada sale, sale...sale intinterrottamente senza strappi per quasi 100 chilometri fino al Passo Ak  Baital, il punto più elevato del nostro viaggio a 4655 metri. Probabilmente cominciamo ad abituarci alle alte quote perchè a parte il solito affanno nel fare qualsiasi movimento stiamo bene.
Anzi, stiamo da dio!
Guidiamo rilassati fermandoci spesso per fare foto a questo paesaggio pazzesco: spazi immensi, la strada che viaggia dritta infinita davanti e dietro a noi sembra invitarci a viaggiare in eterno.
In cima al passo mangiamo qualche biscotto al sapore di Bactrim e wafer al cioccolato sciolti dal sole che nonostante l'elevatissima altitudine riesce a mantenere la temperatura intorno ai 20°. Andrea ripara con il filo di ferro per la seconda volta un pezzo del telaio delle valige con me e Giacomo a fare da aiuto meccanici.
Insomma...gli rompiamo le palle mentre lui lavora :-)
D'improvviso compare accanto a noi una recinzione con filo spinato: è il confine con la Cina! Forse solo ora ci rendiamo conto di quanto siamo realmente lontani da casa...non perdiamo ovviamente l'occasione di mettere un piede o una mano al di là del filo spinato e raccogliere qualche sasso, giusto per poter raccontare che abbiamo toccato anche il suolo cinese.
Per decine di chilometri costeggiamo il confine su un asfalto quasi sempre buono, o su brevi tratti di strada sterrata molto facile. Niente buche mortali, niente avvallamenti spacca motore.
Il panorama è più vario di quello visto ieri sul tratto centrale dell'altopiano, le montagne hanno colori più forti con una sempre maggiore quantità di terra e roccia rossa ad illuminare il paesaggio. E quando all'improvviso si stendono davanti a noi le acque turchesi del lago Karakol rimaniamo letteralmente senza parole...il blu fa da contrasto con i colori della terra arida, con le montagne rosse sul versante cinese, e con i ghiacciai delle cime della catena del Pamir che cominciano ad apparire sullo sfondo.
E' difficilissimo spiegare a parole la grandiosità della vista che ci si para davanti. Anzi, è impossibile...
Superiamo un posto di blocco lungo le sponde del lago, ai margini di un piccolo insediamento di case cosi malridotte che mi chiedo come possa viverci della gente. A 4100 metri. Altro che Reggio Emilia. Altro che Roma. La vita qui deve essere dura, durissima.
Siamo quasi al confine con il Kirgizstan, ma prima dobbiamo passare la frontiera tajika situata vicino al passo Kyzyl Art a 4300 mt.
Mostriamo i passaporti al militare incaricato, il quale ci chiede se abbiamo un documento che non abbiamo mai visto, un foglietto che dovrebbe riportare i dati delle nostre moto. Ne abbiamo uno diverso per il quale all'ingresso nel paese ci avevano spillato 15€, ma pare non essere di loro gradimento. Dopo un pò di vai e vieni capiamo che hanno voglia di intascarsi due soldi extra (anche se a gesti e a parole continuano a riperete che sono soldi necessari per la dogana...seeeee....). Visto che la richiesta è modesta, 10€, sganciamo senza fare storie per non stare a perdere tempo e infatti in pochi minuti siamo liberi di ripartire.
La sommità del passo è poche centinaia di metri più avanti, e scollinando cambia tutto!! Incredibile...il lato tajiko è come lo abbiamo visto in questi giorni, arido e lunare mentre quello kirgizo è immediatamente più verde anche a queste quote altissime.
Sopra di noi esplodono in tutta la loro imponenza i ghiacciai del Picco Lenin e del Picco Comunism (questa è una informazione che arriva da Andrea, se è una stronzata prendetevela con lui!)...noi siamo sopra i 4000 metri, e loro svettano sopra di noi in maniera impressionante a 7000-7500.
Passati con un pò di brividi due guadi di acqua rosso sangue arriviamo alla dogana kirghiza, le cui formalità richiedono solo poche decine di minuti.
Siamo in Kirghizstan!! Nei pochi chilometri di strada dritta che ci separano da Sary Tash dove ci fermeremo per la notte facciamo in tempo a vedere qualche yurta, un sacco di cavalli e un paio di aquile che si levano in volo al nostro passaggio.
Inizia il secondo capitolo del viaggio.
Ci lasciamo alle spalle una settimana esatta di Tajikistan. Giorni di caldo intenso, fatica, polvere, fiumi maestosi, strade distrutte e altipiani alieni, gente meravigliosa e cordiale che ci ha sempre aiutato senza mai pretendere nulla in cambio e sempre con il sorriso sulle labbra, giorni con poco cibo, e la bellissima avventura sul fiume con il ponte crollato.
Siamo qua da solo una settimana ma abbiamo vissuto già cosi tante esperienze che pare sia passato un mese...

1 commento:

  1. quante belle cose da leggere, oggi!
    bravo Simo, belle anche le foto !!!

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