giovedì 8 agosto 2013

LA PORTA DEL PAMIR

Come alcuni avranno visto dalle foto pubblicate su Facebook siamo a Khorog, al confine con l'Afghanistan e alle porte dell'altopiano del Pamir.
Poco avventurosamente ma molto comodamente vi scrivo da un hotel figo. Il più figo che abbiamo trovato, senza farci troppi problemi di budget..gli accadimenti dei 2 giorni scorsi e il caldo patito anche oggi ci hanno fatto optare per una serata di viziosa comodità.
Il posto è incantevole, adagiato nel verde su un'ansa del fiume Panj. A poche centinaia di metri da noi il ponte che collega il Tajikistan all'Afghanistan.. 
Precisamente mi trovo in una saletta con una grande finestra che dà sul giardino...sento scorrere le acque del fiume, alcuni ospiti dell'hotel hanno organizzato una festicciola. Suonano e cantano, e le loro voci si disperdono nel vento.
Magico.
La giornata è iniziata presto oggi, dormendo all'aperto la luce ci ha svegliato di buon'ora. Una rapida colazione con i nostri amici inglesi/norvegesi e siamo di nuovo a ricomporre i bagagli e caricare le moto.
Fortunatamente quella di Giacomo ha smesso di perdere olio dei freni dalla tubazione vicino alla pinza, inconveniente del quale ci eravamo accorti ieri sera e risolto serrando una vite.
Abbiamo fatto un pò di domande in giro per capire se la strada di oggi sarà meglio di quella percorsa da Dushanbe a qui...i local ci confermano che è cosi, ma ci avevano anche detto che il guado attraverso il fiume sarebbe stato una cosa da niente. Quindi si parte guardinghi.
Dopo appena un chilometro ci affacciamo per la prima volta sul Panj, il fiume che da qui in avanti segna il confine e che costeggeremo sicuramente tutto oggi, e probabilmente anche nei prossimi 2 giorni se decideremo di seguire il Wakhan Corridor. Sull'altra sponda l'Afghanistan...se possibile ancora più spoglia e desertica della nostra
Il fiume è più maestoso ed impetuoso di quello visto 2 giorni fa, e nei punti in cui la vallata si restringe scatena tutta la sua forza in onde enormi e schiumanti rabbia.
La strada è sicuramente meglio di ieri, c'è più asfalto (seppur crivellato di buche che ci danno filo da torcere per tentare di evitarle o di limitare i danni quando non è possibile farlo) e lo sterrato è meno duro.
Però fa il solito caldo soffocante...l'aria è secca, all'ombra si starebbe anche bene ma il sole picchia come un martello ustionando quelle piccole parti di pelle non coperte dalle tutte. Polsi. Nuca.
Si va avanti cosi per ore: pareti rocciose a sinistra, la strada davanti, il fiume a destra. Una pista identica alla nostra (seppur più piccola) ne copia il percorso sul lato afghano.
Mi fermo in un posto all'ombra per riprendere con la videocamera Andrea e Giacomo che sono un pò più indietro di me: Andrea passa, Giacomo tarda. Nel mentre sento fischiare e urlare...mi guardo intorno, avanti e indietro...nessuno. 
Intuisco che è qualcuno dall'altra parte del fiume, forse a più di 150 metri da me, e vedo un ragazzo afghano con una maglietta bianca che si sbraccia. Mi aiuto con lo zoom della telecamera per vedere cosa sta facendo perchè ad occhio nudo è solo un puntino. 
Si sbraccia, mi saluta. Ricambio il saluto e mentre lo filmo risale la sponda del Panj e monta in sella ad una piccola moto e parte lentamente...uno straordinario scambio che mi ha emozionato tantissimo. Motociclisti ne ho salutati tanti nella mia vita, ma questo me lo ricorderò per sempre.
Di questa giornata ricorderemo sicuramente anche le centinaia di bambini pazzi di gioia al nostro passaggio, le loro vocine stridule che urlano "heeeellllooooooo", le loro rincorse, le manine dei più timidi che si alzano solo quando li salutiamo per primi. E le bambine e le  ragazze tajike, bellissime nei loro vestititi colorati.
Si riconosce una certa organizzazione sociale in questi villaggi che scorrono veloci accanto a noi...i bambini in un gruppo a giocare, le ragazzine per conto loro a spettegolare, i ragazzi giovani a nuotare nei fiumi e nei canali o semplicemente a parlare all'ombra degli alberi, e gli adulti a lavorare. Sempre cosi, ad ogni villaggio.
Man mano che Khorog si avvicina la strada migliora ed aumentiamo l'andatura per arrivare al più presto. 
Siamo cotti dal caldo e dal sole, vogliamo una birra e mangiare qualcosa di sostanzioso.

Ah dimenticavo...quel somaro di Radini :-) ci ha fatto prendere una bella strizza a me ed  Andrea...si è fermato a fare una foto e non si è accorto che lo abbiamo sorpassato. Per cui è rimasto li ad aspettarci per un pò, poi si è incamminato lentamente sperando di essere raggiunto.
Quando mi sono reso conto che Giacomo non c'era (ricordate? dovevo filmarlo quando ho salutato il motociclista afghano) ho raggiunto Andrea e siamo tornati indietro a cercarlo per chilometri e chilometri con l'ansia che saliva a mille. Poi l'abbiamo trovato, abbiamo tirato un sospiro di sollievo, mandato a cagare con amicizia e siamo ripartiti. 

1 commento:

  1. Da questa parte di mondo diamo per scontate tante cose, oppure proprio le abbiamo dimenticate, es.: i rapporti umani.

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