sabato 2 gennaio 2010

Una giornata infinita…

Nasce presto (per i nostri ritmi…) la mattina a Rio Tranquillo. Il vento ha soffiato forte questa notte, portando qualche benedetto sprazzo di sole.

La prima cosa da fare è decidere come organizzare la giornata: abbiamo un sacco di carne al fuoco, e dobbiamo cercare di trovare un punto di incontro che soddisfi tutti. Alcuni di noi vogliono vedere le Capillas de Marmol qui sul lago General Carrera, altri vorrebbero partire subito per riuscire a vedere entro sera La Cueva de las Manos; in mezzo a queste due famose attrazioni ci sono però 350 km di strada interamente sterrata e la frontiera con l’Argentina. Capiamo subito che fare tutto non è possibile, per cui con grande dispiacere soprattutto della Simo si decide di vedere le Capillas de Marmol e partire per Bajo Caracoles saltando la Cueva.
Il giro sul lago, oggi che splende il sole, merita davvero…l’acqua è di un colore pazzesco, a volte turchese, a volte blu, a volte grigia quando una nuvola oscura il sole. A far da corona alle sponde del lago montagne con le cime sporche di neve.
Le formazioni rocciose sono davvero uniche e spettacolari, un mistero come le pareti siano erose in questo modo…quando il barcaiolo si spinge un po’ all’interno delle grotte, il bianco del marmo fa risaltare il colore dell’acqua che pare davvero colorata di azzurro (avete presente il colluttorio? Ecco, quel colore…).
Dopo un’ora e mezza circa rientriamo al molo, facciamo colazione, e arriva il primo contrattempo: la moto di Antonio non ne vuol sapere di partire. Già un paio di giorni prima a Puerto Puyuhuapi aveva sbagliato un paio di avviamenti, ma sembrava tutto risolto. Oggi invece non c’è verso, muta…visto che a spinta una moto da 230kg e 1200cc di cilindrata non si accende, leghiamo una corda a quella di Piero e a traino, dopo un paio di tentativi, parte. Ovviamente d’ora in avanti nelle soste Antonio non potrà spegnerla per non dover ripetere l’operazione.
Si parte (e sono ormai le 11...), e subito ci fermiamo per due minuti...nella mia moto ha ceduto un paraolio della forcella e tamponiamo la fuoriuscita con un calzino. La strada che percorriamo costeggia tutto il lago, ed è veramente difficile concentrarsi alla guida con un simile spettacolo accanto. Avendo il tempo, praticamente dietro ogni curva bisognerebbe fermarsi per scattare foto, oppure sedersi in terra ad ammirare il paesaggio in silenzio (se non fosse che la moto di Antonio sempre accesa rovina un po’ il cinguettio degli uccellini!!).
Non appena lasciamo le sponde del lago ci addentriamo nella valle del Rio Baker, che lascia tutti senza parole…un profondo canyon di pietra rossa fa da sponda ad un fiume turchese che acceca! Mai vista una cosa simile…
Procediamo sciolti, anche perché dopo 10 giorni insieme cominciamo ad essere un po’ più efficienti nel gestire velocità e soste. Ci dirigiamo ad est verso il Passo Rodolfo Roballos, guidando sempre tra canyon e praterie ci sentiamo come se fossimo a 2000 mt di quota anche se in realtà il passo è meno di 700.
Qui facciamo il primo incontro con i guanachi in libertà: ne avvistiamo prima un gruppetto di 4-5 esemplari, poi altri ed altri ancora…sono tantissimi, vagano liberi e se ne fregano di 6 moto ed un furgone che vanno a 60 all’ora. Attraversano la strada da dietro i cespugli senza paura alcuna…capiamo quindi che bisogna stare veramente all’occhio per non fare polpette misto guanaco/bmw. Addirittura assistiamo in diretta alla nascita di un piccolo sul ciglio della strada e ai suoi primi, incertissimi passi!! Roba da mettersi a piangere!
Poco prima della frontiera (20 km circa), quando ero ultimo del gruppo, sbuco da una curva e trovo gli altri fermi con le frecce accese: poco più avanti c’è la moto di Piero appoggiata in terra su un ponticello di legno che viene rialzata.
Ovviamente, pur vedendo Piero in piedi, la mia prima reazione è stata di spavento, ma dopo 10 secondi mi avvicino e lo sento imprecare tutti i santi del paradiso piemontese, e capisco che lui sta perfettamente bene e che la caduta è stata sciocca.
Tempo 2 minuti e la moto è già sdraiata sul ciglio della strada con Luca e Matteo addosso come medici del pronto soccorso…il danno è abbastanza serio ma riparabile: cadendo sul lato sinistro si è danneggiato il coperchio copri valvole che ha una sottile crepa che sputa olio. La riparazione viene fatta con una specie di stucco che però richiede tempo per seccarsi.
Ci organizziamo quindi per sfruttare al meglio il tempo: facciamo uno spuntino, fumiamo qualche sigaretta, Primiano prende il sole, io bagno i piedi nel torrente che scorre sotto il ponticello. Cosa importante, scarichiamo il furgone di ricambi e pneumatici mettendoli sulle moto nel timore che, come successo l’anno scorso ad altri gruppi di motociclisti, i doganieri argentini facciano storie e non li facciano passare.
Tra una presa in giro a Piero che accetta l’onta di essere il primo a mettere la moto in terra, e un’infinità di risate, trascorriamo quasi tre ore avvistando una sola macchina. Antonio dopo pochi minuti, visto che tutto era a posto, è ripartito verso la frontiera per non far surriscaldare la moto.
Ci rimettiamo in marcia carichi come somari, ed in un altro paio d’ore riusciamo a passare le frontiere cilena ed argentina, che a dire il vero non ci controlla nulla, e a riaccendere sempre a traino la moto di Antonio sotto gli occhi divertiti dei doganieri di entrambi i paesi.
Quando ripartiamo dalla frontiera argentina sono quasi le 21, e nel frattempo ha ceduto il secondo paraolio della mia moto, stavolta temponato con un paio di mutande...abbiamo ancora 170 km di sterrato per arrivare a Bajo Caracoles e nessun paesino in mezzo. Dobbiamo andare e basta, forti del fatto che qui la luce dura almeno fino alle 23.
La strada che scende dal passo è incredibile, seppur difficile: c’è molto toule-ondulèe (quelle infinite ondine che si formano sul terreno e che fanno saltare le otturazioni dei denti) e mucchi di ghiaia che fanno sbandare moto pesanti come le nostre.
Sappiamo che prima di mezzanotte non arriveremo, sappiamo che dovremo guidare con il buio, sappiamo che la strada è difficile. Ma siamo in un ambiente talmente spettacolare che a tutto questo non riusciamo a pensare…qui sembra di essere in Arizona, altipiani e canyon rosso fuoco cingono pascoli dove corrono cavalli allo stato brado…il sole al tramonto incendia tutto, e guidare diventa ancora più complicato…
Quando cala la notte siamo ormai tutti un po’ cotti, ma l’adrenalina ci tiene svegli e concentrati, la consapevolezza che stiamo vivendo un’avventura ci fa parlare tutti eccitati quando ci fermiamo per un attimo di riposo. Continuiamo a dirci che “scendere dal Paso Roballos di notte è per pochi, per tutto il resto c’è Mastercard”…
Ed infatti vedere la colonna di luci delle moto e del nostro mitico furgone nel buio assoluto è piuttosto emozionante 
Quando arriviamo a Bajo Caracoles è mezzanotte passata: la città è veramente un posto di frontiera. Non c’è nulla se non alcune case, una scalcinata pompa di benzina ed un hotel pulcioso. Tanto per spiegare…qui la corrente elettrica viene erogata per mezzo di un immenso generatore elettrico a carburante…
Solo perché affamati da morire andiamo a letto con in pancia una discutibile “milanesa” che dovrebbe essere una cotoletta ma che ha le sembianze di una suola di scarpa fritta dodici volte. Ma si sa, la fame fa miracoli…
Domani ci attende la tappa più pesante e pericolosa…i 470 km di sterrato spazzato dal vento della Ruta 40...

Qui le foto:
http://picasaweb.google.it/simonevallieri/PatagoniaRaidDaRioTranquilloABajoCaracoles#

5 commenti:

  1. Ho dato solo un'occhiata,domani leggo tutto con calma.Avanti tutta!!!

    Andrea

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  2. Per la miseria, mi sono letto tutto d'un fiato i quattro racconti postati quì oggi. Di nuovo complimenti all'autore, sei bravissimo a scrivere, Mi sembra di rileggere i racconti di Paolo quando nel lontano 1981 siamo andati a Capo Nord ( lo so il paragone può sembrare inaccettabile, ma in realtà lo stupore di luoghi meravigliosi sconosciuti evoca sempre sentimenti e stati d'animo simili a quelli che descrivi).
    Buona Fortuna.
    Fabrizio

    http://passoerbe.spaces.live.com/blog/cns!ACE3FDE166443E06!424.entry

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  3. Ti sto seguando con molto interesse, mi sembra di rivivere le solite emozioni vissute lo scorso anno! Bravi...
    Giovanni "Roadrunner66"

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  4. meno male che oggi e' sabato e ho tempo x leggere....il prossimo viaggio verro' con te e saro' l'addetta al reportage..mi piacerebbe un sacco!!
    non so nemmeno com'e' fatto un guanaco..sono piu' esperta di cinghiali,cammelli...hi, hi....

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  5. Mi sono mancati molto i tuoi report nel fine 2009. Ero un pò perplesso e,perciò, ho finito e iniziato così così. Ora tutto si spiega e quindi ok. complimenti Simo e facci sognare ancora.

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