sabato 2 gennaio 2010

La natura ci lascia passare

Sono sempre troppo poche le ore che riusciamo a dedicare al sonno in questi giorni…anche stanotte, dopo aver fatto tardi ieri sera, non sono più di cinque le ore di riposo. Ma non possiamo assolutamente concederci tregua, perché oggi è il giorno che si prevede più terribile per noi e per le moto: 470 km di Ruta 40 di cui 350 sterrati, ci dividono da El Chalten, nostra prossima meta.

La Ruta sarebbe innocua, se non ci fossero due elementi di disturbo: il tremendo vento patagonico che soffia da ovest e che a queste latitudini non viene più contrastato dalle Ande, ed i cordoli di ghiaia alti a volte 10-15 cm che si formano ai lati dei solchi lasciati dagli pneumatici di auto e camion.
Riusciamo come al solito a partire tardissimo, nonostante i buoni propositi e la sveglia alle 7.30, perché arrivando così tardi la sera abbiamo sempre un sacco di cose da fare…stamattina Luca e Matteo devono controllare che la riparazione alla moto di Piero stia tenendo e che non cali troppo il livello dell’olio, c’è sempre la moto di Antonio da trainare, c’è da fare benzina…morale partiamo alle 10.30 in due gruppi separati. Le ragazze le convinciamo ad andare a visitare la Cueva de las Manos, spiegando loro che tanto noi sulla Ruta non riusciremo a fare più dei 30-40 all’ora e che ci avrebbero raggiunte sicuramente(convinti di questo anche dai 4 turchi incontrati 2 giorni fa che ci avevano raccontato la loro epopea e le loro cadute in questo tratto).
Per il momento il vento non c’è, ma lo attendiamo…il fondo è bastardo, ma senza vento si gestisce. Basta scegliere una delle 4-5 tracce di pneumatici e abbandonarla il meno possibile, perché farlo vuol dire dover attraversare una striscia di ghiaia profonda da 5 a 15 cm che fa sbandare la moto paurosamente per decine di metri.
Di guardare il paesaggio non se ne parla, visto che la concentrazione necessaria per tenere le ruote in 20 cm di solco a 70-80m all’ora è molto elevata. Basta sollevare gli occhi per due secondi per trovarsi con la moto che sbanda imbizzarrita sotto il sedere…
Man mano che passano le ore, e che guidiamo nel nulla più completo (mai vista una desolazione così per centinaia di chilometri), cominciamo a nutrire la speranza che il vento non si faccia vivo. Dentro di noi preghiamo che la natura e la fortuna, dopo averci torturati con ritardi vari, piogge torrenziali, rotture di moto nel mezzo del nulla, ci concedano un lasciapassare valido per oggi.
Le ore scorrono monotone, dopo 2 ore di pampa che non muta mai la noia prende il sopravvento, ci fermiamo poco per fare soste perché abbiamo paura di prendercela comoda e che si alzi il vento. Rabbocchiamo benzina alle moto di Piero e Primiano (che si portava la tanica sul portapacchi) sotto ad un cartello che dice “qui c’è linea telefonica” (bugia…)…
In tutto questo, Antonio continua a non poter spegnere la moto. Per questo le sue soste sono sempre molto brevi rispetto alle nostre…
Soprattutto nell’ultimo tratto di strada sterrata ci giochiamo molti jolly, perché la ghiaia diventa ancora più fonda, perché sono circa 300 km che fissiamo dieci metri davanti alla nostra ruota anteriore, perché di quei 300 più della metà li abbiamo guidati in piedi (l’unico modo per rendere guidabili bestioni da 250 kg come i nostri).
La nostra ansia termina a Tres Lagos, in una stazione di servizio che si trova giusto al termine della strada sterrata, dalla quale partono gli ultimi 129 km di asfalto.
La stanchezza e la strada infinitamente dritta che collega Tres Lagos ad El Chalten sono spezzate dal Lago Viedma e dall’omonimo ghiacciaio che si tuffa nelle sue acque, e dalla speranza che il sipario di nuvole che copre i profii del Fitz Roy e del Cerro Torre di fronte a noi si apra. Se così fosse, potremmo scattare la foto della vita…
Il gruppo su questo infinito rettilineo si sgrana, finchè non accosto a bordo strada per aspettare Piero, Luca e Matteo. Per 5 minuti rimango solo, su questa strada infinitamente dritta davanti e dietro a me, e ne approfitto per suggellare il momento con una sigaretta. Quando tolgo il casco rimango assordato dal totale ed immobile silenzio che mi avvolge…nessun rumore, nemmeno un alito di vento, nulla…è la prima volta nella mia vita che vivo un’esperienza di questo tipo. E’ come se fossi sordo, e penso a quando una settimana fa nel cuore delle miniere di carbone a Lota ci hanno fatto provare l’esperienza del buio totale spegnendo le luci nei tunnel.
La magia viene interrotta dal suono dello scarico della moto di Luca che guida il gruppo che attendevo…si attardano perché controllano spesso il livello di Piero, visto che ora il copri valvole sputazza olio a tutto spiano.
Ci fermiamo 10 minuti ancora, il tempo di qualche foto, di far provare loro il silenzio totale. Entriamo ad El Chalten dopo poco e ci accomodiamo in 2 casette molto carine e soprattutto calde.
Non ci resta che attendere le ragazze, che ci fanno preoccupare perché alle 21.30 (noi siamo arrivati alle 20) ancora non si vedono…il loro ingresso in paese, alle 22, è salutato da un sospiro di sollievo e da baci ed abbracci.
La Ruta 40 ci ha lasciati passare, ora possiamo rilassarci un paio di giorni…

Qui le foto:
http://picasaweb.google.it/simonevallieri/PatagoniaRaidDaBajoCaracolesAElChalten#

5 commenti:

  1. provare la magia del totale silenzio, da soli senza nessun elemento di disturbo, crea dipendenza... quella che ti fa detestare tutti i rumori superflui...
    sono felice x te.....

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  2. dimenticavo....
    mi sembra che oggi le condizioni atmosferiche siano state TROPPO CLEMENTI con voi! nemmeno un po' di vento..non c'e' gusto....

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  3. Certo che la Ruta 40 senza vento è un po' come la carbonara senza pancetta... però viste le secchiate d'acqua che vi siete presi i giorni scorsi vi perdono lo stesso e comunque sono sicuro che non è stata una passeggiata nemmeno con la bonaccia! :-)

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  4. è vero...ma poverini...hanno sempre preso la pioggia...
    almeno una volta che qualcosa gli va giusto...
    io ancora non ti ho fatto direttamente gli auguri di buon anno...bè...non è mai troppo tardi...BUON 2010!!!
    anche dalla mamma e il papà...

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  5. PS. Che belle parole spese per le due autiste...ma non avevo dubbii. Sono anche loro due forze della natura.... femminile!!!!!JANE

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