giovedì 14 gennaio 2010

Il teorema del quadrilatero di Porvenir

Il gallo canta prima del sorgere del sole sull’ostello El Conventillo, quest’oggi le nostre strade si dividono: la Simo e la Jessica, orfane del furgone restituito alla compagnia di noleggio con una ruota diversa e due porte che non si aprono più, viaggeranno verso Ushuaia passando lo Stretto di Magellano da nord, mentre noi attraverseremo da Punta Arenas a Porvenir. Tutti i bagagli, ricambi e pneumatici che prima alloggiavano sul furgone ora sono equamente suddivisi tra le nostre moto e il bagagliaio del pullman.

Dopo un paio d’ore di tranquilla navigazione (ed una telefonata alle ragazze che ci comunicano che il pullman è poco più di un guscio di noce) e due chiacchiere scambiate con una coppia di giovani sposi inglesi che stanno viaggiando per il sud america in sella ognuno alla propria moto, sbarchiamo all’imbarcadero di Porvenir. Dopo qualche giro in tondo per il paese (da qui il titolo del post) iniziamo subito lo sterrato, l’ultimo lungo tratto di strada sporca e polverosa del nostro viaggio; i primi chilometri sono un po’ ostici, con le moto così cariche si fa fatica a guidare (Piero ha addirittura la cassetta degli attrezzi, che pesa poco meno di 100 kg!). Costeggiando lo Stretto di Magellano ci rilassiamo man mano che la confidenza con l’avantreno così alleggerito dal carico in eccesso aumenta, ed abbiamo un po’ di tempo per gustarci la strada e la compagnia offertaci dalle mille insenature e baie che con il loro blu spezzano il beige della pampa.
Al solito, l’unica variazione al tema di questi infiniti chilometri è costituita dai cartelli che indicano qualche estancia, un paio di macchine che ci sorpassano accecandoci in una nuvola di polvere che ci costringe a rallentare fino quasi a fermarci, ed un incrocio di quattro strade nel mezzo del nulla.
Ci fermiamo a pranzare in un ristorantino 500 mt prima della frontiera cilena, giusto un panino per ammazzare la fame. Ca..ata!! Quando usciamo scorgiamo una fila lunghissima di pullman, camion ed auto in colonna per uscire dal Cile arrivati tutti adesso…la bella sorpresa è che trovo ad aspettarmi una saltellante Simo che con Jessica è arrivata mentre noi eravamo impegnati a dilaniare il pranzo.
Due ore dopo, sotto un cielo che nel frattempo si è fatto nero e butta secchiate di acqua a 5 minuti per volta, con i passaporti timbrati sgasiamo in direzione Argentina per anticipare qualche pullman con il suo carico di 50-60 persone. Fortunatamente qui ci sbrighiamo molto più in fretta e ripartiamo con le ruote che calpestano la provincia della Tierra del Fuego…
Come sempre, siamo “lunghi”…sono le 17 passate, e ad Ushuaia mancano oltre 300 km…ormai per noi l’arrivo all’ora in cui di solito si va a dormire è un must!!
Imboccata la Ruta 3, la mitica Panamericana che dall’Alaska scende fino alla Terra del Fuoco, posiamo per la prima volta gli occhi sull’Oceano Atlantico.
Ci fermiamo a Rio Grande, l’ultimo grosso centro prima di Ushuaia, per un caffè ed un po’ di cioccolata, una sigaretta ed una sgranchita alle gambe; siamo in movimento dalle 6 di questa mattina, ora sono le 19, ed alcuni di noi hanno bisogno di ritrovare un po’ di lucidità per non addormentarsi sulla moto…decidiamo all’unanimità di toglierci le tute anti pioggia perché il cielo si è schiarito e c’è il rischio che dalla sporcizia accumulata sulle nostre tute negli ultimi 15 giorni si sviluppino funghi e muffe aliene…
(Aggiungo una nota per una persona a me vicina: a Rio Grande c’è un cartello enorme con scritto “Rio Grande capitale internazionale della trota”, facci un pensiero per le tue prossime vacanze!!)
Ora devo chiedere personalmente scusa all’Argentina ed alle sue strade dritte a perdita d’occhio: nei giorni scorsi ho esaltato il Cile e la sua incredibile varietà di paesaggi, lasciando intuire chiaramente che guidare in Argentina mi aveva dato poca soddisfazione. In realtà, i 300 km di Ruta 3 percorsi oggi mi hanno fatto capire che gli scenari argentini non sono noiosi, sono io che mi sono approcciato a loro con l’atteggiamento sbagliato. In viaggio come nella vita ci sono momenti per l’adrenalina, per la corsa alle emozioni, per l’avventura, per correre qualche rischio, ma ci sono anche momenti in cui serve rilassarsi, riflettere, metabolizzare tutto quello che si è fatto e visto. Ho compreso che, dopo aver goduto come un matto sulla Carretera Austral ed al Parco Torres del Paine, mi sono trovato impreparato mentalmente ad affrontare centinaia di chilometri nei quali non c’era sforzo motociclistico e non c’erano paesaggi sempre nuovi da vedere e fotografare. Devo dire che raggiungere questa consapevolezza mi ha fatto sentire molto meglio, e mi ha fatto gustare molto la piattezza della strada odierna perché mi ha lasciato molto tempo per lavorare con la mente.
Gli ultimi 80 km (sotto la pioggia) prima di Ushuaia sono bellissimi, scorrono tra laghi, fiumiciattoli, il paso Garibaldi, e montagne sempre coperte di neve. Nonostante piova e le gomme tassellate, troviamo anche il modo di divertirci (senza esagerare però, cadere appena prima del traguardo sarebbe da Fantozzi!!).
Mentre cerchiamo di orientarci nel traffico cittadino a lato della strada scorgo un nanetto saltellante, che da vicino ed all’ultimo momento scopro essere la Simo. Mi butto a lato nel parcheggio (attirando le ire di un local che mi strombazza) con Piero e Matte, le ragazze ci raccontano che ci stanno aspettando da due ore al freddo (sono le 22) perché né all’ufficio informazioni, né alla stazione dei taxi, né sull’elenco degli hotel in città esiste l’hostal Mayi che è quello prenotato da Primiano…in realtà esiste (misteri…), e alla solita tarda ora, con il nostro solito fracasso e carico di bagagli, ci accoglie con un bel calduccio ed un minestrone che la fame rende buonissimo…
Domani mattina ci aspetta l’imbarco delle moto alle 10, ma abbiamo ancora una missione da compiere….

Qui le foto:
http://picasaweb.google.it/simonevallieri/PatagoniaRaidDaPuntaArenasAUshuaia#

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